Cartoline dai morti che Franco Arminio ha presentato ieri sera a Vasto è un grande libro, un libro che esalta con la morte la vita. Ospite per i Giovedì Rossettiani 2018, Arminio rapisce per la forza delicata con cui il suo racconto risuona a Teatro Rossetti, per la semplicità del suo incontro con il pubblico, per il modo gentile ma dirompente di entrare nelle vite di ciascuno, con la curiosità di chi ha imparato dai viaggi lungo l’Appennino a conoscere gli altri e se stesso.
“Ho iniziato a scrivere cartoline da quando ho iniziato a soffrire d’ansia e così ho deciso di raccontare per esorcizzare la paura della morte. Mi interessava la forma, con questo libro ho lavorato sulla forma: non sono poesie, racconti o romanzi, né aforismi o battute, ma cartoline. Cartoline dai morti è una sorta di diario dei miei momenti d’ansia più acuti con cui ho cercato di reinventare lo sguardo sulla morte; dietro tutti i morti del mio libro ci sono sempre io. Stiamo dimenticando di dare attenzione alla morte degli altri. Oggi si muore da soli, si prendono le distanze da chi è malato. Un tempo una persona restava nei discorsi che facevano i vivi”.
Arminio racconta al pubblico senza veli le sue paure, i momenti di abbandono, la morte dei suoi cari, le storie della gente. Divertenti e beffarde le cartoline di Arminio sono spedite ai vivi e sublimano con ironia o nostalgia il momento finale, l’ultimo respiro, guardano alla vita dall’eternità della morte, sbriciolando ogni illusoria pretesa di stabilità.
“Non so se lo sapevate ma noi dobbiamo morire: non vorrei che d’ora in poi mi prendeste come una persona che porta sfortuna, ma dobbiamo morire!” Arminio scherza e interagisce con il pubblico sfatando i luoghi comuni e le scaramanzie, invita alcuni sul palco a leggere le sue cartoline secondo la formula del teatro-esperienza: la lettura diventa un momento di palingensi collettiva, un modo per affrontare con pensosità o irriverenza, in modo ironico o violento la paura della morte.
Arminio parla del Sud e di un riscatto necessario: “I suoi valori non solo vanno conservati, sono addirittura necessari. La tecnica e il progresso stanno cedendo il passo alla necessità di una rivalutazione dell’umano in chiave genuina, il sud del mondo sta rivendicando prepotentemente il suo posto”. E sul finale aggiunge dopo uno spettacolo di più di due ore in cui fa cantare, recitare e si presta a rispondere alle domande: “Sono rimasto colpito da Vasto: è una città a dimensione d’uomo, mi è piaciuto il modo di camminare della gente, la calma delle strade”.
Arminio ha aperto gli eventi a teatro Rossetti che avrà ospite Giovedì 19 aprile Edoardo Leo.