Molte strade di Vasto sono intestate a personaggi (di cui sarebbe opportuno citare nome, cognome, professione) o a avvenimenti che si sono succeduti nei tempi, quando la città si chiamava Histonium Municipio dei Romani, e dove fioriva una civiltà, dopo quella greca ed estrusca.Negli anni ’30, quando vennero intestate le strade cittadine, si pensò di far memoria dell’antica civiltà, dei personaggi e degli avvenimenti affiorati nella memoria dei reggitori della cosa pubblica. E la “romanità” ebbe il sopravvento.Ricordiamo “Via Naumachia” che si innesta da corso Garibaldi e fiancheggia la chiesa di San Francesco di Paola.
Naumachia, nella traduzione letterale significa “battaglia navale”, ed ha una ricorrente connessione con gli acquedotti che esistevano sin dall’antica Histonium,con le numerose diramazioni.
La “naumachia”, come ricorda Giuseppe de Benedictis (vedi “Memorie istoriche del Vasto”, pag.43) “si chiudeva da un muro per sostenere con esso le acque – radunate nel luogo destinato per li combattimenti navali (stagna muro clausura cum navibus in eo detentantibus) che si introduceva l’acqua nei sotterranei murati).Tali combattimenti facevansi sì per diletto del popolo, sì ancora per esercitarli quando occorreva di far combattimento nell’armate navali”.
Per quanto riguarda la “naumachia” di Vasto abbiamo una descrizione che ne fa Nicola Alfonso Viti (“Notizie antichità rinvenute in Vasto e delle famiglie vastesi).
“Nel piano di San Francesco di Paola si vedono alcune vestigia di una naumachia la di cui lunghezza è di piedi 255 e larga 210 in forma ovata, di fabbrica forte e stagna, sopra la quale oggi stanno le muraglie delle terra”.
Francesco Antonio Viti nei suoi manoscritti racconta che ai tempi dei suoi antecessori” quel luogo era alquanto profondo e vacuo sotto terra ma, per una inondazione d’acqua per pioggia divenuta come un lago e ripieno di materiale che vi si condusse la corrente, si ridusse come oggi si vede”.
Nella locazione della “Naumachia”, ove si assisteva alle “battaglie navali”, venne costruito l’anfiteatro che, come ricorda il Viti, ricalca l’andamento della antica “naumachia”, sicchè anche le abitazioni che vi si affacciano oggi su piazza Rossetti sono addossate alle mura dell’anfiteatro seguendo l’andamento semicircolare.
Ne abbiamo conferma da Alfredo Marinucci (cfr:”Le iscrizioni ael Gabinetto Archeologico di Vasto” MCMLXXIV- Ristampa della pubblicazione “Iscrizioni del Gabinetto Archeologico di Vasto” n.IV della serie “Documenti di Antichità Italiche e Romane” a cura della Soprintendenza delle Antichità degli Abruzzi e della Soprintendenza ai monumenti, alle Antichità e delle Belle Arti del Molise “).
“Leandro Alberti (Descrizione di tutta l’Italia ed isole pertinenti”Venezia 1596, pag.252), Flavio Biondo(Italia illustrata, sive lustrata, in regiones, seu provincias divisa XVIII, Basilea 1559, Regio XII,Aprutium p.399),
Paolo Merulo (Cosmographiae generalis libri tres; item Geographiae particularis libri quartuor, Ex officina Plantiniana, pars II lib.IV, De Italia p.1184), scrive Alfredo Marinucci, sostenevano fosse un teatro, il Viti una Naumachia. Oggi, invece, possiamo con assolata certezza affermare che il monumento in questione non è un teatro (o tanto meno un’impensabile naumachia. ), bensì un anfiteatro,costruito in opera cementizia rivestita di opere mista (reticolato con ricorsi in laterizio) fuori dal perimetro urbano, a lato di esso, sulla cui ellisse sorsero poi gli edifici che delimitarono la piazza sui lati nord ed est, e di cui erano ancora visibili, nel XVIII secolo, le arcate.”