Bisognerà attendere almeno 60 giorni per sapere se Giustino Argentieri , 69 anni, il pensionato di Furci ricoverato al San Pio e morto dopo 40 giorni di agonia, poteva essere salvato a meno. L’autopsia sul corpo dell’uomo morto il 19 aprile dopo tre interventi chirurgici e un ricovero in Rianimazione , si farà domani , ma il medico legale non fornirà risposte alla Procura prima di almeno due mesi. La moglie di Argentieri , Lina , le figlie Marianna, Angela e Silvia non si rassegnano e tramite il loro legale, l’avvocato Alessandro Orlando invocano giustizia. Vogliono sapere perchè il loro caro è morto .
Il sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Vasto, Gabriella De Lucia affiderà in tarda mattinata l’incarico di perizia . Il fascicolo sulla morte di Giustino Argentieri conta ben 18 indagati fra medici, anestesisti e operatori vari.
” E’ un atto dovuto. Ben venga la chiarezza”, dice l’avvocato Antonello Cerella (nella foto) che difende una decina di indagati . ” Giustino Argentieri è entrato in ospedale con le proprie gambe e purtroppo non ne è uscito vivo”, replicano in paese. Tutto ha avuto inizio quando dopo una biopsia alla prostata a novembre 2017 , ad Argentieri è stata consigliata una “prostectomia” . Avrebbe dovuto essere un intervento di routine. Il 5 marzo il pensionato è stato ricoverato per essere sottoposto ad un intervento chirurgico a lungo programmato.
” Stava bene, era attivo ma voleva liberarsi del fastidio alla prostata”, scuotono la testa in paese. Il giorno successivo è stato operato. Dopo l’intervento anzichè stare meglio , Giustino ha iniziato a stare peggio al punto che l’8 marzo c’è stato un secondo intervento per la necrotizzazione di una parte di intestino. Neanche questo è bastato. Il 30 marzo Argentieri è tornato sotto i ferri per la terza volta. Subito dopo è finito in Rianimazione. Il 19 aprile è morto.
” Perchè?”, chiede la famiglia. ” Non era un caso disperato”, afferma il legale della parte civile, l’avvocato Alessandro Orlando. La Procura ha indagato tutto il personale ospedaliero che ha avuto a che fare con il paziente deceduto. Mai come in questo caso saranno preziosi i risultati dell’autopsia. La perizia spiegherà se è stato commesso un errore e in caso affermativo, quando, come , dove ed eventualmente da chi dei 18 indagati.
” Fino a quel momento preferiamo tacere”, dice l’avvocato Arnaldo Tascione che difende un anestesista. ” Non abbiamo nulla da temere ben venga l’autopsia”, aggiunge il legale. Fra i difensori degli indagati anche l’avvocato Alessio Mucci. All’esame autoptico che dovrebbe essere affidato al medico legale Pietro Falco assisteranno in veste di consulenti tecnici della Procura, la dottoressa Beatrice Valerio, e i colleghi Raffaele Visini e Maurizio Salvatore Maggiore. Con loro ci saranno molti altri periti nominati dagli indagati.