Rivolgo un saluto a tutti i presenti, al collega Sindaco del Comune di Fresagrandinaria, alle autorità civili e militari, agli iscritti all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, ai componenti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma
cittadine, ai Dirigenti Scolastici e ai docenti intervenuti.
Un saluto particolare ai bambini e ai ragazzi delle nostre scuole che partecipano a questo importante momento collettivo:
questo giorno di festa appartiene, in primo luogo e soprattutto, a loro.
Il ricordo della Liberazione d’Italia non è, né deve essere, un semplice, annuale, appuntamento con la memoria:
perché il 25 aprile è la Festa degli italiani di ogni generazione che vogliono celebrare degnamente la propria libertà, l’opportunità, cioè, di sapersi svincolati da ogni potere oppressivo ed antidemocratico e, quindi, capaci di essere sempre protagonisti e costruttori
efficaci del bene comune.
Fu l’indimenticato Sandro Pertini a consacrare alla storia quel 25 aprile 1945. Egli , infatti, Radio Milano Libera diede lettura dell proclama del Comitato di Liberazione Nazionale , che così recitava:
« Cittadini, lavoratori: sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire».
Gli italiani di allora sapevano perfettamente che da quel buio si sarebbe usciti INSIEME e, per questo, non si forza la storia nel dire che il significato più alto e più attuale della festa della Liberazione è la chiamata alla partecipazione.
Si trattava, per la prima volta dai moti d’indipendenza, di un’assunzione di responsabilità comune, di una chiamata collettiva a caricarsi il destino di questo Paese, di impegnarsi TUTTI a liberarlo dalle macerie morali di un ventennio di dittatura fascista e
dalle innumerevoli macerie materiali dovute ad una guerra tragicamente persa.
Contro tutto ciò avevano combattuto le coscienze limpide del nostro Paese: patrioti antifascisti che non avevano mai smesso di credere nella possibilità di un futuro migliore e che seppero difendere il senso dell’ onore e la Patria con sacrificio, e talvolta con vero e proprio eroismo; donne e uomini, in ogni parte d’Italia , che non avevano mai smesso di credere nel rispetto per l’essere umano, e per i quali ogni vita non può mai essere violata né per il genere, né per la razza, né per il proprio credo, né per il proprio pensiero, né per ragioni di condizione sociale.
E tanti giovani, troppi giovani, che ci hanno lasciato non solo l’esempio della loro fedeltà a questi ideali, ma anche un insegnamento di nobile disinteresse.
Generosamente hanno sacrificato la propria vita in nome di un futuro di libertà. Tra questi giovani annoveriamo Armando Ottaviano, partigiano, dottore in lettere, dirigente del movimento comunista italiano, trucidato, a soli 24 anni, per rappresaglia, nell’eccidio delle Fosse Ardeatine, il 24 marzo 1944.
È uno di quei “figli della Resistenza ” la cui memori a, altrove giustamente alimentata, consegniamo a questa nostra Vasto, perché la custodisca e la tramandi alle nuove generazioni. È questo il senso più profondo della nuova targa collocata nella bellissima Piazza Rossetti, nello spirito di quella attività di “riscoperta civile” che è stata assunta dalla precedente Amministrazione Comunale e da noi portata avanti.
In questo 2018 ricordiamo, poi, i settant’anni dall’entrata in vigore della Costituzione e l’elezione del primo Parlamento repubblicano.
È un filo rosso, denso di significato, quello che segna il legame tra la Resistenza, il nuovo assetto dell’Italia democratica e l’ordinamento repubblicano.
Mi piace sottolineare come, questa LIBERTÀ che noi oggi celebriamo sia stata posta dai Padri Costituenti, a fondamento dell’intera Carta che, con incredibile forza, seppe trasformare l’eredità del 25 aprile nello scopo stesso dell’Italia che rinasceva .
L’articolo 3, infatti, recita:« È compito della Repubblica rimuovere gli l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavorato ri all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese ».
Domani, presso il Sacrario Militare della Brigata Majella, accoglieremo la visita del nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che quest’anno ha inteso celebrare il 25 aprile nel luogo fortemente voluto dal comandante della Brigata, Ettore Troilo,
e che fu inaugurato dal suo vice Domenico Troilo il 16 maggio 1976, trentuno anni dopo la fine della guerra e lo scioglimento
dell’importante formazione partigiana.
Sarà l’occasione per riaffermare quella che il Presidente Pertini definì come la “naturale ed imperativa vocazione di ogni italiano a rafforzare la propria coscienza antifascista”.
“Questa coscienza – egli disse in un discorso del 1970 – si è formata nella lotta contro il fascismo e nella Resistenza; è una nostra conquista, ed essa vive nell’animo degli italiani. Con questa coscienza dovranno fare conti quanti pensassero di attentare alle libertà democratiche del nostro Paese. Ci siamo battuti , e ci batteremo sempre, perché i giovani diventino, e restino, uomini liberi, pronti a difendere la libertà, e quindi la loro dignità ”.
Sono parole che facciamo nostre, oggi, mentre celebriamo la Festa della Liberazione, con il cuore e l’azione rivolti al futuro di un
Italia libera e democratica.
Viva la Resistenza!
Viva la Repubblica!
Viva l’Italia!
Il Sindaco
Francesco Menna