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Ora è caccia all’assassino di Lizzi con il Dna

Sarà il dna a consegnare alla giustizia l’assassino di Antonio Lizzi, 69 anni, il pensionato ucciso sull’ingresso di casa il 2 febbraio scorso. Ne sono convinti gli investigatori. Non a caso la Procura ha ordinato la comparazione del dna della vittima con quello di molte altre persone che conoscevano il sessantanovenne. Le comparazioni dei carabinieri del Ris( Reparto investigazioni scientifiche) sono in corso da settimane.

L’indagine resta a carico di ignoti. Vista la delicatezza del caso e il numero di controlli da fare, è probabile che le perizie non termineranno prima dell’estate. Il mistero è ancora irrisolto. Al momento non c’è un colpevole e neppure un movente.

Il corpo senza vita del pensionato è stato ritrovato il 4 febbraio, due giorni dopo la morte. Era all’ingresso di casa, pesto e legato. La porta era socchiusa. Gli investigatori hanno compiuto all’ingresso della casa accertamenti tecnici per rilevare le impronte. Altre perizie sono state eseguite al cimitero. Altre ancora nel furgone della vittima. La casa di contrada Marracola e il furgone Fiat Fiorino della vittima restano sotto sequestro.

Le indagini proseguono nel più assoluto riserbo. I risultati delle comparazioni sono considerati una tappa cruciale delle indagini sull’assassinio dell’uomo, colpito al volto e poi massacrato di botte. Il Ris è affiancato dagli specialisti del reparto scientifico di Chieti. Nella sede del Ris, a Roma, sono in corso da settimane i raffronti chiesti dalla magistratura. A coordinare le indagini c’è il procuratore capo del tribunale di Vasto, Giampiero Di Florio.

Nei laboratori di Tor di Quinto sono state fatte anche sofisticate perizie tecniche sulle impronte rinvenute sullo scotch che bloccava i piedi e i polsi della vittima, sul pavimento e su alcuni utensili e oggetti da lavoro che i militari specializzati nelle indagini scientifiche hanno trovato sulla scena del crimine e repertato. Saranno comparate per capire se sono compatibili con le impronte della vittima o se appartengono ad altri.

Le analisi riguarderanno anche gli indumenti che il pensionato aveva addosso al momento dell’omicidio. Un altro tassello importante arriverà dalla perizia genetica relativa ai peli e capelli trovati sulla salma di Antonio: potrebbero non appartenere alla vittima. I carabinieri, nel corso dei ripetuti sopralluoghi e con l’aiuto di diversi conoscenti della vittima, hanno passato sotto la lente d’ingrandimento ogni dettaglio della vita del pensionato. Pare che Antonio non frequentasse nessuno ma gli investigatori non hanno escluso neppure le frequentazioni all’apparenza senza importanza.L’ultima volta che è stato visto vivo Lizzi era al supermercato Coal. Al suo ritorno a casa ha trovato gli assassini all’ingresso di quello che considerava il suo rifugio.

Paola Calvano (Il Centro)

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