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La pista pedonale ed il marciapiede troppo stretto

“La larghezza del camminamento pedonale parallelo alla pista ciclabile di Vasto Marina? Deve essere  di 2,40 metri minimo, per consentire l’accesso ai mezzi di soccorso verso la spiaggia ed il trasporto dei disabili”. Ruotano intorno alle dimensioni del percorso riservato ai pedoni le osservazioni che la lista civica “Il Nuovo Faro” ha presentato alla Vinca (valutazione di incidenza ambientale), i cui termini sono scaduti ieri.

Per il capogruppo consiliare Edmondo Laudazi il marciapiede che il Comune ha progettato e che è esattamente la metà del percorso per le bici (2,50 metri), è insufficiente. Stiamo parlando della pista ciclabile che costeggia la riserva “Marina di Vasto” e l’annesso sito di interesse comunitario (Sic) entrambi tutelati da leggi nazionali e comunitarie.

La larghezza di 120 centimetri, oltre ad essere un obbrobrio sotto il profilo della tecnica delle costruzioni, non garantisce la sicurezza e lo scorrimento pedonale della popolazione nei due sensi di marcia – da nord a sud o da est a ovest – del lungo tratto di arenile interessato e non assicura nemmeno la migliore salvaguardia degli ambienti tutelati”, sostiene Laudazi, “è  ovvio infatti che, migliaia di persone saranno costrette ad uscire dal percorso incapiente ed interferire proprio con la flora e con le dune che intende proteggere. Non sarà nemmeno possibile interrare sotto il camminamento, le fogne ad i cavidotti di cui quel tratto di arenile ha bisogno. Ci auguriamo che il buon senso e la ragione prevalgano, su una impostazione vetero ambientalista obsoleta e che non produce sviluppo, allargando la sezione del marciapiede ad almeno  240 centimetri”, insiste Laudazi il quale entra anche nel merito del piano di gestione del Sic, il sito di interesse comunitario dove è previsto l’intervento, criticandone alcuni aspetti a suo dire anacronistici.

“Il lasso considerevole di tempo trascorso dalla sua originaria adozione, avvenuta con delibera del consiglio comunale del 2011, rende necessario un aggiornamento progettuale complessivo”, osserva l’esponente politico, “che evidenzi con chiarezza e rettifichi la qualità e la quantità delle biodiversità da proteggere, soprattutto nelle aree della retrostante pista ciclabile, sopraffatte da una vegetazione rigogliosa, infestante, prevalente e non classificabile tra quelle da salvaguardare (pini, lecci, tigli, cannizza). Al citato piano di gestione sono state opposte da molti cittadini delle fondate osservazioni, tutt’ora all’esame degli organismi regionali”.

Anna Bontempo (Il Centro)

 

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