Lo scorso mese di novembre il Tribunale di Chieti, sezione misure di prevenzione dispose la confisca preventiva di una villa e due appartamenti oltre a due appezzamenti di terreno alla periferia di Vasto per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro. L’operazione venne fatta dalla guardia di finanza.
I legali dei proprietari ricorrono in appello. I beni posti a sequestro, nell’ambito del codice antimafia, secondo gli investigatori sarebbero riconducibili a persone legate tra loro da vincoli di parentela e dedite in via stabile e continuativa alla commissione di numerosi reati quali lo spaccio di sostanze stupefacenti, l’usura e le estorsioni.
Sulla vicenda è ancora in corso una indagine. Gli avvocati Antonello Cerella e Silvia Ranalli contestano la provenienza illecita dei beni. Il tribunale teatino motivò la confisca sostenendo che i beni fossero stati acquistati con i proventi di attività illecite.
“Non è così“, dicono gli avvocati. “È stato interposto ricorso in appello verso quel provvedimento e allegato al ricorso una serie di argomentazioni difensive volte a dimostrare l’infondatezza delle tesi del tribunale teatino e, soprattutto, la regolarità e liceità dell’acquisto da parte dei proprietari degli immobili”. I legali hanno allegata anche una copiosa documentazione. Gli avvocati Cerella e Ranalli sperano che venga fissata presto l’udienza dinanzi la Corte d’Appello de L’Aquila.
Paola Calvano (Il Centro)