Ha vinto la droga che lo aveva trascinato in un tunnel buio, è tornato alla vita e allo studio riuscendo a laurearsi. Il giovane di San Salvo accusato di avere ucciso la notte del 14 agosto 2012 Albina Paganelli, 68 anni, non esiste più. Vito Pagano, 33 anni, è un’altra persona. Ha indossato la corona d’alloro, con la certezza che c’è sempre una porta aperta. Anche per chi, come lui, era finito in un baratro.
Dopo la laurea in scienze filosofiche e pedagogiche, Pagano ha superato l’accesso alla specialistica della Bocconi.
“E’ un giovane uomo che è riuscito a recuperare la sua vita“, dice l’avvocato Clementina De Virgiliis che ha assistito alla cerimonia di laurea insieme al collega Fiorenzo Cieri. “E’ stata una cerimonia commovente”, dice la De Virgiliis. “Lui ha dedicato la laurea ai genitori che gli sono stati accanto nei momenti più bui sostenendolo e aiutandolo a sconfiggere il demone della droga. Gran parte del merito“, aggiunge il legale “è della direttrice e degli operatori del carcere di Chieti dove Vito è rinchiuso da sei anni“.
Condannato ad ottobre 2013 dal giudice Anna Rosa Capuozzo a 15 anni e 4 mesi di reclusione, in questi anni, Vito è riuscito a disintossicarsi e a tornare il ragazzo gioviale e studioso che tutti ricordavano. Che Vito Pagano non fosse un bruto, ma una vittima della droga, lo aveva capito anche il giudice Capuozzo.
Nell’emettere la sentenza il magistrato aveva tenuto conto della dipendenza dalla droga che aveva determinato nel giovane uno stato patologico foriero di comportamenti irrazionali. Uno stato di cui ben presto Vito si è pentito. Come venne evidenziato da una perizia, Pagano a causa della droga soffriva di una forma di narcisismo che determinava interruzioni di razionalità. Il giudice Capuozzo capì che la sua mente era come un interruttore che si accendeva e si spegneva determinando una mancanza di empatia e razionalità.
“Ma ora“, dice Clementina De Virgilis “Vito Pagano è un’altra persona che guarda al futuro con impegno e umiltà. E non si fermerà qui. La volontà di riscatto lo ha portato a vincere una sfida ardua come l’accesso alla Bocconi. La volontà di veder sorridere dopo tanta sofferenza i genitori lo sta spingendo verso studi e approfondimenti impensabili”, assicura l’avvocato De Virgilis.
La storia di Vito Pagano insegna quanto distruttiva sia la droga, ma anche che la droga può essere sconfitta. Ora Vito grazie a tutti coloro che gli sono rimasti accanto comprendendo il suo dramma, ha rialzato la testa e ha ripreso la sua esistenza laddove la droga l’aveva interrotta. Si è tuffato tra i libri per ottenere una laurea. Un esempio per tanti ragazzi che vivono il dramma che lui ha vissuto. La tesi l’ha dedicata ai genitori e ai suoi legali che sono riusciti a fargli conquistare una nuova vita.
Paola Calvano (Il Centro)