La vista delle divise ieri mattina li ha colti di sorpresa. Erano convinti che mai nessuno li avrebbe denunciati. E in effetti la polizia non ha ricevuto nessuna denuncia. Ad incastrare i tre dipendenti comunali finiti ai domiciliari per induzione indebita di denaro e vilipendio, sono state le immagini registrate nell’ufficio cimiteriale e le intercettazioni telefoniche. I filmati riprendono Antonio Recinelli e Franco D’Ambrosio mentre ricevono i cittadini e prendono accordi. Lategano è stato invece intercettato in centinaia di colloqui. Dialoghi più che eloquenti con i cittadini, nei quali viene fatto il nome degli alti due indagati.
Nell’ordinanza che ha accompagnato gli arresti, un faldone di 47 pagine, vengono riportate eloquenti conversazioni dalle quali emerge che in municipio quello che accadeva esattamente al cimitero nessuno lo sapeva. Sospetti tanti, ma nessuna certezza. In un colloquio uno dei tre denunciati si dichiara preoccupato perchè un cittadino sarebbe andato in comune.
“Blocca tutto! Che quelli …” è una delle oltre 2000 trascrizioni che rivela che il comportamento truffaldino era ignorato dai responsabili comunali del settore e dall’amministrazione comunale. La Procura parla anche del senso di impunità dei tre, definito “allarmante” anche in altre circostanze.
I difensori degli arrestati però non accettano le accuse. “Aspettiamo gli interrogatori di garanzia che ci saranno entro 10 giorni”, dice l’avvocato di Recinelli e D’Ambrosio, Massimiliano Baccalà. Daccordo con lui il legale di Lategano, l’avvocato Antonello Cerella.
Paola Calvano (il centro)