Ha girato il mondo. E’ stato in Inghilterra, America, Australia e Spagna, ma era sempre tornato a Vasto perché il suo pallino era dirigere l’albergo di famiglia. Oggi amici e familiari lo hanno accompagnato nel suo ultimo viaggio. Solo andata e senza ritorno.
E’ difficile pensare che Salvatore Martella non ci sia più. Se ne è andato via a 56 anni, senza salutare nessuno, come usava fare, ma nella maniera più tragica. Ha deciso di farla finita perché non sopportava l’idea di tornare in carcere. Era disperato e molto provato dalla carcerazione e dalla privazione della libertà.
Oggi si sono svolti i funerali nella cappella del cimitero di Vasto. C’erano tanti amici. Nei loro occhi ho letto l’incredulità di una morte che si sarebbe potuta evitare. Ma il sistema ha fallito ancora, quel sistema che, se da una parte lo ha ritenuto “socialmente pericoloso per sé e per gli altri”, dall’altra gli ha permesso, una volta uscito dal carcere dopo 20 giorni di isolamento in cella (ma era proprio necessario?), di prendere il treno e fare l’autostop per raggiungere Bologna e poi Isernia.
Salvatore non doveva finire in carcere, doveva essere curato in una struttura specializzata perché i suoi continui sbalzi d’umore e la sua instabilità mentale sono il frutto di una patologia che lui non ha mai voluto accettare, ma era stata diagnosticata da tempo. Gli episodi che gli sono stati contestati e la conseguente carcerazione sono la conseguenza del suo profondo malessere.
Oggi sulla tomba i familiari hanno messo una foto di qualche anno fa che lo ritrae in piscina. Occhi azzurri come il cielo e sorriso beffardo. Ecco vogliamo ricordarlo così Salvatore. Nonostante i suoi eccessi e il suo essere spesso “sopra le righe” resterà nei nostri cuori per sempre. Riposa in pace.
Anna Bontempo
Grazie Anna