“Il bonus bebè deve essere un aiuto alla natalità, non può essere legato alla regolarità della posizione fiscale della famiglia nei confronti del Comune”. Silvana Priori, capogruppo consiliare della lista civica “Rinnovamento democratico”, spiega le ragioni del no al provvedimento votato nei giorni scorsi dall’assemblea civica.
L’amministrazione comunale di centrodestra del sindaco Nino di Fonso ha deciso di erogare un contributo di 250 euro una tantum per incentivare la natalità e dare un aiuto alle coppie che mettono al mondo un figlio o lo adottano, ma per la minoranza il provvedimento oltre ad essere stato approvato “in fretta e furia” presenta alcuni aspetti che destano non poche perplessità.
“Avevamo avanzato una serie proposte migliorative al regolamento”, spiega la ex sindaca, “chiedendo la totale eliminazione dell’art. 3 comma 3 che prevede la possibilità di presentare la domanda per la concessione del bonus bebè solo ai genitori che hanno pagato le tasse al comune. Se è un bonus per un bambino nato, cosa c’entrano le tasse e le imposte comunali? Perché precludere il bonus al figlio di genitori che non sono in regola con i pagamenti? Se non hanno pagato i tributi comunali, non vivranno una difficoltà economica? Il bonus a nostro avviso è un servizio sociale che non dovrebbe avere alcuna relazione con le tasse comunali; tanto più che si crea la discriminazione tra bambini nati in famiglie meno abbienti e quelli nati in famiglie facoltose. Purtroppo la proposta presentata è stata respinta”.
Il gruppo consiliare capitanato da Silvana Priori aveva anche suggerito l’introduzione di due fasce di reddito per dare un aiuto più sostanzioso alle famiglie con redditi più bassi, prevedendo al di sotto di un reddito Isee di 6.400 euro un contributo di 500 euro e un bonus di 250 euro per le famiglie che superano la soglia di 36mila euro di reddito.
Anna Bontempo (Il Centro)
