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L’incisiva scia di bene di don Felice Piccirilli

Giovedì 19 luglio 2018, si è tenuto presso la Sala Giovanni XXIII della Concattedrale di Vasto la presentazione di un interessante libro “A cinquant’anni dalla morte di Don Felice Piccirilli”, scritto a quattro mani da don Luigi Smargiassi, il sacerdote che più a lungo è stato vicino a don Felice (in quanto è stato suo vice-parroco dal 1956 fino al 26 maggio 1968), e dal preside in pensione prof. Nicolangelo D’Adamo, già autore nel 1988 di un primo libro su don Piccirilli.

Gli obiettivi della ricerca sono evidenziati dagli stessi autori nella premessa, in particolare due: “Insieme al desiderio di tramandare alle future generazioni la figura poliedrica di un parroco che ha segnato la storia di una comunità parrocchiale, con riflessi su tutta la città, espressione e sintesi di un’epoca drammatica come quella postbellica, anche quello di dare risposte salienti e documentate, ancorché non definitive, alle tante domande che sorgono dagli accadimenti amministrativi e sociopolitici che segnarono gli ultimi due anni di vita di don Felice”.

In una sala gremita da concittadini, molti dei quali hanno conosciuto don Felice, alla presenza di Mons. Giuseppe Di Falco, vescovo emerito di Sulmona-Valva, e dell’Assessore alla Cultura Giuseppe Forte, è stato compito del parroco di S. Giuseppe, don Gianfranco Travaglini, presentare i relatori, richiamando l’importanza dell’evento per ricordare la bella figura di don Piccirilli, come sacerdote e pastore, che ha lasciato una incisiva scia di bene, in particolare nel suo testamento spirituale: “Vi domando tre cose: desidero il vostro perdono; pregate per me; siate anime di preghiera, desiderose di Dio”.

Don Gino Smargiassi ha tenuto subito a rilevare che le notizie da lui riportate provengono sia da appunti, riflessioni e propositi lasciati scritti da don Felice, sia da testimonianze di persone a lui vicine, sia da momenti e incontri personali lungo il corso degli anni a partire dagli inizi del 1944, sia da un manoscritto, dove don Felice parla della sua famiglia, sia da precedenti volumi, come quello di don Antonio Bevilacqua (1993), quello del prof. Nicolangelo D’Adamo (1988) e quello che raccoglie varie testimonianze della Comunità di San Giuseppe in occasione del trigesimo della morte di don Felice (1968).

Don Gino è passato, quindi, a delineare alcune tappe della vita di don Piccirilli: il suo attaccamento alla famiglia, in particolare alla madre, di cui pianse a lungo la morte; gli anni di seminario, durante i quali ha dimostrato i vari aspetti del suo carattere “volitivo, cordiale, spiritualmente profondo, amico, allegro, di buon umore, facile al motteggio e alla barzelletta, alla risata larga”; il giorno della sua ordinazione sacerdotale (19 luglio 1936) e il programma di vita sacerdotale, nel quale ha posto come sue principali devozioni: l’Eucaristia e la SS.ma Vergine; le prime esperienze pastorali come parroco a Fresagrandinaria e poi l’impegno più lungo a Vasto nella Cattedrale di San Giuseppe (dall’estate del 1942 fino alla morte).

Don Felice, ha sottolineato don Gino, sentiva profonda la gratitudine a Dio per essere sacerdote e pastore di anime, provando una gioia piena d’incanto, tanto da dire una battuta, rimasta celebre: “Sono felice di nome e di fatto”. Una gratitudine che si estendeva al suo Vescovo, che gli aveva trasmesso la dignità sacerdotale.

Un altro elemento richiamato da don Gino è stata l’attività di don Piccirilli nella direzione delle anime per stimolarle alla santità. Molte le testimonianze riportate nel libro di persone che hanno avuto la fortuna di averlo come guida paterna e capace di penetrare le coscienze.

Un capitolo del volume è dedicato da don Gino alle tante attività parrocchiali, svolte da don Piccirilli, soprattutto per la formazione cristiana dei bambini, dei giovani e dei fidanzati, tanto da essere paragonato a San Filippo Neri. L’A.C. costituiva per lui l’associazione più importante. Pensava inoltre all’avvenire lavorativo dei giovani, attuando iniziative che andavano dalla “Casa della moda Armida Barelli”, con i settori di taglio cucito, maglieria e ricamo, al Pensionato per studenti, ai campeggi, alle conferenze organizzate nella “Domus Pacis”.

E poi don Gino ha evidenziato altri aspetti della poliedrica figura di don Piccirilli: l’organizzazione del settore caritativo, il suo vivere in completa povertà, la predilezione profonda per la liturgia, il suo spirito di preghiera, la grande attenzione per la crescita religiosa della diocesi di Vasto, l’amore alla Chiesa, l’interesse per la vita sociale.

Molto articolata la relazione del prof. Nicolangelo D’Adamo che ha approfondito gli ultimi due anni della vita di don Felice Piccirilli, con le laceranti divisioni politiche che finirono con il coinvolgere il clero il clero vastese e i sacerdoti della cattedrale. Quella di D’Adamo è stata una ricostruzione, fatta con nuovi documenti e inserita all’interno della situazione culturale, economica, sociale e religiosa di quel periodo. Cercheremo di affidare questa importante ricerca ad un prossimo nostro intervento giornalistico.

LUIGI MEDEA

  • 2 - Una parte del pubblico
  • 3 - Pubblico presente
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