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La Parrocchia di Santa Maria Maggiore a Lourdes

Quando si prova ad organizzare un pellegrinaggio parrocchiale ci si chiede sempre se la meta, il periodo e le guide siano quelle giuste. Quando però si propone un Santuario mariano vi è nella proposta, un’attrazione irresistibile che quasi “combina provvidenzialmente” le persone e gli appuntamenti.

È ciò che è accaduto per il viaggio a Lourdes dal 30 luglio al 2 agosto, in cui ai pellegrini parrocchiali di Santa Maria Maggiore si sono uniti altri affidatici dall’Opera Romana Pellegrinaggi che ha curato l’itinerario. Come assistente spirituale del gruppo, ho cercato di curare i momenti di preghiera e di dare una lettura esistenziale delle tappe relative alla vita di Santa Bernardetta, depositaria delle 18 apparizioni della Grotta di Massabielle. Accanto a me, la guida dell’Opera Romana Pellegrinaggi Maria Rosaria Cecchetti ha fatto tutto il resto lasciando apprezzare il valore di un viaggio a Lourdes e la potenza espressiva delle migliaia dei visitatori (due milioni circa all’anno). Personalmente, ogni volta che torno a Lourdes rimango commosso dal respiro della Chiesa Universale che si ritrova a pregare – nelle sue diverse lingue e culture – intorno a quell’area sacra. È impossibile non rimanere colpiti dalle folle di pellegrini che affidano se stessi e i loro cari all’intercessione della Vergine Immacolata.

La numerosa presenza poi di religiosi e di sacerdoti accanto agli ammalati, o con i loro parrocchiani, trasmette plasticamente il fascino di una Chiesa pellegrina.

Come non riflettere sul messaggio bellissimo di Lourdes in cui la “donna riscatta la donna”, Maria risolleva Bernardetta? Colei infatti che era considerata semplicemente una “povera ignorante”, quasi analfabeta, viene elevata a messaggera della Madonna perché i fedeli possano tornare al Cuore di Dio. Meravigliosa la richiesta della Signora alla quattordicenne di Lourdes anche per il suo stile, visto che alla terza apparizione viene dato del “voi” a Bernardetta e viene chiesta la “gentilezza” di tornare per 15 volte alla Grotta: “Potete voi farmi la gentilezza di venire qui per quindici giorni?”. In questo messaggio notiamo subito il profondo rispetto che il divino ha per l’umano e il desiderio di vedere coinvolti noi uomini nel progetto di salvezza. È quello che si comprenderà meglio dalla ottava apparizione in cui la Signora chiederà penitenza perché i peccatori tornino alla fede; da quel momento la povera veggente sarà derisa e considerata pazza per il suo scavare a mani nude nel fango alla ricerca dell’acqua da bere e in cui lavarsi. Bernardetta non verrà creduta e, solo con il tempo, troverà pace e conferma dalla gente della sua buona fede. Eppure quella “Donna luminosa” la incoraggerà sempre ad andare avanti e a mantenere fede alla sua missione: solo così si comprenderà che ciò che appare stolto agli occhi degli uomini è sapiente agli occhi di Dio.

Bernardetta mostra tutta la Grazia e la potenza di Dio: il miracolo infatti si esprime non solo nelle 7.000 guarigioni inspiegabili da quell’11 febbraio 1858, ma soprattutto nella forte carica di amore che traspare dalle folle di ammalati accompagnate dalle centinaia di volontari. Quei volti sereni anche nelle più faticose menomazioni e il calore umano sprigionato dai tanti giovani volontari esprimono al meglio la speranza di Lourdes: dove c’è Maria c’è compagnia nel dolore degli uomini, perché c’è Gesù.

A Lourdes insomma regna la logica del piccolo, dell’innocente e dell’amore. Bernardetta e la Grotta sembrano piccoli ed insignificanti eppure nascondono in loro tutta la bellezza dell’intimità con Dio; Bernardetta come gli ammalati attirano i nostri sguardi proprio per il carico di innocenza che racchiudono…e l’innocenza incanta sempre (gli sbruffoni di ieri e di oggi sono sempre attratti dall’innocenza anche se non vogliono ammetterlo); infine Bernardetta come Lourdes mostrano l’Amore di Dio in quel preoccuparsi degli ultimi, dei poveri, dei peccatori.

Tutto questo non si può descrivere con le sole parole che risultano sempre povere. Di certo è che andare a Lourdes può risultare per alcuni una meta come le altre se si va alla ricerca di semplici emozioni, se ci si limita a scattare fotografie digitali (e ci sono anche diversi che anziché pregare pensano a fare foto!) oppure se ci si accosta solo con la curiosità esteriore. Per la maggior parte dei pellegrini però è un appuntamento di Grazia in cui coinvolgersi nel rovesciamento di prospettiva visto che il malato è messo al centro e la Chiesa mostra il suo volto di serva e maestra. Così è stato per il nostro gruppo che mi ha consegnato quelle confidenze gioiose nel sentirsi accompagnato nella preghiera così ben curata – nei testi e nei canti – della Messa internazionale, della fiaccolata mariana e della processione eucaristica; i nostri pellegrini hanno apprezzato molto il clima di raccoglimento che era palpabile in tutti gli angoli dell’area sacra e, proprio partecipando attivamente al pellegrinaggio, hanno colto l’importanza di quel passaggio dall’emotività alla volontà: l’emotività tocca alcune corde (pure importanti) dell’animo umano ma non è ancora amore se non sa coinvolgere tutta la persona in una scelta stabile di servizio a chi si ama. Lourdes, con la Vergine Immacolata, ci ricorda che si segue Gesù se ci si decide a servirlo giorno dopo giorno piegandosi sulle povertà che si incontrano attingendo forza dalla preghiera.

O Maria Immacolata custodisci i tanti volontari, e in modo particolari i tantissimi giovani, che sanno mostrare con il loro servizio e la loro preghiera il volto bello della Chiesa.

Don Domenico

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