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Conad, “30 giorni per salvare i 100 posti di lavoro”

È partita la corsa contro il tempo per salvare gli oltre 100 lavoratori dei punti vendita Conad di Abruzzo e Molise; sindacati e dipendenti dovranno trovare la quadra entro 30 giorni, passato questo termine l’azienda potrà licenziare, entro 120 giorni, tutti i lavoratori in base all’esubero dichiarato.

Chiusa la fase sindacale della vertenza Conad, si apre uno scenario preoccupante: “Non abbiamo raggiunto nessun accordo, per ora non ci sono le condizioni“, spiega ad AbruzzoWeb Maria Luisa Di Guilmi, segretario provinciale dell’Ugl Terziario di Chieti, presente ai tavoli di confronto, convocati ieri mattina a Vasto, nel pomeriggio a Campobasso e il 21 agosto a Lanciano.

Gli incontri hanno rappresentato gli ultimi “colpi” della fase sindacale, 45 giorni per poter trovare un accordo con il noto marchio della catena di supermercati, dando il via alla fase isituzionale, che prevede altri 30 giorni per trovare una soluzione condivisa, coinvolgendo la Regione.

A rischio ci sono 66 lavoratori ed altrettante famiglie abruzzesi: 45 nel punto vendita di Vasto e 21 in quello di Lanciano e 35 in quello di Campobasso. Uno scenario che ha gettato nella preoccupazione centinaia di lavoratori in tutta la regione, l’azienda, infatti, ha dichiarato lo stato di crisi dal 2013, accedendo a una serie di ammortizzatori sociali, ma dei dieci ipermercati facenti riferimento a Conad Adriatico, quattro in Puglia, uno a Campobasso, tre in provincia di Chieti, uno all’Aquila e uno a Teramo, solo tre sono usciti dallo stato di crisi aziendale, (Teramo, il punto vendita all’interno del Centro commerciale Megalò di Chieti e L’Aquila), mentre per tutti gli altri la procedura di licenziamento è aperta, con quasi 300 posti a rischio.

Cosa succederà dunque passati i 30 giorni? “Le ipotesi sono due e molto semplici – sottolinea Di Guilmi, che insieme ai colleghi sindacalisti Elena Zanola, segretaria provinciale della Filcams Cgil e Stefano Murazzo della Fisascat Cisl provinciale sta seguendo la vertenza – o riusciamo a trovare un accordo con azienda e società che gestiscono i punti, oppure si procederà (entro 120 giorni) al licenziamento. Il numero delle persone da mandare a casa verrà deciso dall’azienda in base al numero di esubero dichiarato, ovvero 101 in tutto”.

“Noi ci auguriamo che in fase istituzionale si riesca a trovare la quadra”, aggiunge la sindacalista. Intanto per i dipendenti a rischio c’è un altro termine importante, quello del 31 agosto, entro il quale dovranno dichiarare se vogliono accettare l’incentivo all’esodo volontario o no.

LA PROPOSTA DI INCENTIVO ALL’ESODO. L’incentivo all’esodo si traduce in un reddito da lavoro dipendente, pagato dal datore di lavoro a fronte della risoluzione anticipata consensuale del rapporto, dunque per essere considerato tale occorre che risulti dalla volontà delle parti che l’erogazione è finalizzata allo scioglimento del contratto di lavoro.

Questa misura comporterebbe, da parte del datore di lavoro, un’offerta di somme aggiuntive, rispetto al  trattamento di fine rapporto (Tfr).

Ma questo come potrebbe in concreto risolvere il problema degli esuberi?

“In base al monte ore dei dipendenti, che hanno diversi tipi di contratto, e a seconda delle persone che decideranno volontariamente di accettare l’incentivo, si farà un conteggio complessivo delle ore, che dovranno essere decurtate dal monte ore di esubero che l’azienda ha dichiarato. Solo così riusciremo ad avere contezza di quante ore dovranno essere ridotte dall’orario contrattuale dei lavoratori che resteranno in campo”, sottolinea, infine, Di Guilmi.

Alessia Centi Pizzutilli (Abruzzoweb)

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1 Comment

  1. Totò

    Lo stato si indegna e poi getta la spugna con gran dignità…grandi andate a manifestare faccetta nera che è il problema vastese

    Reply

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