Stanno male i ragazzini coinvolti nella maxi inchiesta sugli stupri di gruppo, pornografia minorile e minacce. Per i difensori buona parte del minorenni arrestati ignorava che dietro quei giochi erotici ci fossero le minacce. E quei giochi, come accade specco per ciò che è vietato ai minori, sono esplosi fra le mani dei protagonisti. Su nove ragazzi solo due, che hanno dimostrato un ruolo marginale nella vicenda, sono riusciti a tornare in libertà. Gli altri si trovano in istituti minorili.
I difensori intendono chiedere al gip del Tribunale per i minori dell’Aquila il loro affidamneto a comunità protette. “Stiamo parlando di personalità fragili“, ricorda l’avvocato Gianni Menna che difende il più piccolo del gruppo (all’epoca dei fatti appena 14enne), “la permanenza del minore in una comunità protetta lontana dall’Abruzzo sarebbe meno devastante e più utile”, sostiene il difensore.
I legali dei ragazzi indagati stanno cercando di ottenere la protezione dei minori e contestualmente la loro regolare prosecuzione del percorso scolastico. Improbabile che i ragazzi possano tornare nell’istituto superiore di Vasto in cui quest’anno avevavno frequentato il terzo anno. All’inizio del nuovo anno scolastico mancano ormai due settimane.
La vicenda giudiziaria promette però nuovi sviluppi e quindi i tempi previsti sono lunghi. Gli accusati rischiano severe condanne. L’articolo 609 del codice penale parla chiaro: la pena prevista va da sei a 12 anni di reclusione. Vista l’età degli accusati la reclusione potrebbe essere sostituita con la permanenza dei giovani in istituti di recupero.
Le istanze degli avvocati al Riesame saranno presentate nei prossimi giorni. L’udienza probabilmente si terrà a metà settembre. E presto la Procura di Vasto dovrebbe decidere anche sulla sorte dell’unico maggiorenne del gruppo. Intanto i carabinieri continuano a controllare il materiale sequestrato ai giovani. E non solo quello. L’inchiesta prosegue nel massimo riserbo.
Paola Calvano (Il Centro)