La caduta di un frammento di legno dal balcone di quello che resta del nobile palazzo Genova-Rulli è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il comitato “Belvedere Romani” presieduto da Michele De Guglielmo, ha preso carta e penna, denunciando in una lettera indirizzata al sindaco Francesco Menna, il degrado dell’immobile.
“Il Comitato”, si legge nella lettera “fa presente che da 13 anni è stato siglato un accorso fra Comune e Curia( a cui appartiene la struttura) per la cura del palazzo. L’amministrazione comunale avrebbe dovuto provvedere alla manutenzione. Oggi lo stabile è nel più assoluto degrado e all’interno i giardini sono pieni di topi”.
Insomma il palazzo dei baroni Genova-Rulli, ex sede dell’ospedale dell’Annunziata di Porta Nuova, esistente dal 1523, concesso dal Marchese Alfonso D’Avalos al padre domenicano Giovanni Battista di Chieti, perché vi fondasse un monastero, è gravemente ammalato ed è diventato un rischio per i residenti.
“Era un complesso principesco”, protesta il comitato “con ampi saloni affrescati e un grande giardino in cui erano state sistemate numerose sculture e busti di personaggi della cultura classica. Invece di essere affollato di turisti e affollato dai ratti. Non c’è rispetto neppure per la storia e i gioielli ereditati”.
Il palazzo ha ospitato l’Ufficio dell’Arcivescovado e del Tribunale (uffici giudiziari e sala delle udienze). Una parte del fabbricato è su via Roma, un’altra all’angolo fra via Anelli e Corso Palizzi. Anche qui e nei vicoli vicini ci sono palazzi storici abbandonati che rischiano di crollare. “E’ necessario per motivi di sicurezza“, affermano i residenti del centro storico “fare un controllo di tutti gli edifici abbandonati nel centro storico. Oltre ad essere il regno dei topi, vengono spesso occupati da abusivi o tossici. Lo abbiamo segnalato già diverse volte al Comune. Tegole e calcinacci cadono di frequente. Il Comune intervenga sollecitando anche i privati ad eliminare le situazioni di pericolo esistenti nel centro storico”, chiedono i residenti. “Perchè aspettare che accada qualcosa?“. Il cronista rigira le domande a chi di dovere.