E’ stato aggiornato al 22 gennaio 2019 per le richieste istruttorie il processo ai 106 indagati dell’operazione “Isola felice”. L’udienza ieri mattina è cominciata con alcune contestazioni tecniche riguardanti le notifiche di tre imputati. Dopo una lunga camera di consiglio il Tribunale ha stabilito di rigettare le eccezioni e proseguire con il processo.
La vicenda è sicuramente delle più inquietanti del Vastese. Fra i protagonisti c’è Eugenio Ferrazzo, 41 anni, ritenuto dagli investigatori un ex boss calabrese. L’uomo l’estate scorsa sembrava intenzionato a rispondere alle domande dei magistrati. In realtà la scorsa udienza mentre deponeva, un improvviso malore gli fece perdere i sensi.
Sulla vicenda, sono accesi anche i riflettori del Parlamento. Il processo si occupa di pericolose infiltrazioni nel Vastese. Molti dei 106 imputati risiedono nel Vastese. Il processo si celebra a Pescara perchè teatro di diversi reati. I fatti si riferiscono al biennio 2010-2012. Secondo la Dia (Direzione investigativa antimafia) la ’ndrangheta avrebbe in passato cercato più volte di mettere radici a San Salvo.
Le misure cautelari furono all’epoca 25. Sei le regioni in cui a detta della Dia operavano gli accusati. Le accuse sono raccolte in un dossier di 600 pagine. Vasto e San Salvo, secondo gli investigatori, sarebbero state le basi degli indagati e i personaggi locali avrebbero avuto un ruolo di spicco nel clan gestito da Eugenio Ferrazzo. L’uomo, arrivato in Abruzzo a ottobre 2006, dopo un periodo di detenzione all’estero per traffico internazionale di cocaina, si trasferì a San Salvo, sfuggendo alla mattanza ordita dallo zio, Mario Donato Ferrazzo, capo indiscusso della ’ndrina di Mesoraca (Crotone) reclutando manovalanza a Montesilvano e San Salvo.
Paola Calvano (Il Centro)