La richiesta di remissione in libertà è stata respinta in compenso ai difensori dei 14 indagati dell’operazione antidroga Drugstore, è arrivata da parte della procura la notifica della conclusione delle indagini. Per 14 rom all’orizzonte c’è il processo per traffico di droga. La posizione degli accusati è molto delicata, gli avvocati Antonello Cerella, Giovanni Cerella e Raffaele Giacomucci hanno deciso di chiedere il giudizio con rito abbreviato per gli imputati che rischiano pesanti condanne e il patteggiamento per gli accusati la cui posizione è meno grave.
Sia la pm Gabriella De Lucia che il gip Fabrizio Pasquale hanno ribadito la gravità di quanto scoperto dalle indagini dei carabinieri concluse a Ferragosto. Al centro delle indagini le case di tre famiglie rom trasformate in negozi di cocaina ed eroina con un viavai di tossicodipendenti a ogni ora del giorno e della notte.
Le indagini, lunghe e complesse, sono state supportate da intercettazioni ambientali e pedinamenti. Oltre alle intercettazioni telefoniche, si sono rivelati preziosi ai fini investigativi i contatti tra gli indagati. Il numero delle persone coinvolte e la quantità di droga e denaro sequestrati hanno portato la magistratura vastese a parlare di “un preoccupante livello di criminalità raggiunto nell’area vastese».
L’accusa dei giudici punta sulle intercettazioni che ha fornito agli investigatori prove inequivocabili raccontando le modalità con cui agivano gli accusati servendosi talvolta anche di un minore sul quale indaga la procura per i minori dell’Aquila. Il gip Fabrizio Pasquale sull’ordinanza di custodia, ha parlato di «una evidente professionalità ed esperienza e anche una vera e propria organizzazione allo spaccio”.
Secondo i giudici le tre residenze rom di via Istonia e via Luci a Vasto, via Pertini a San Salvo erano diventate un punto di riferimento per gli acquirenti e chi vi operava aveva stabili e saldi contatti con il mondo degli spacciatori.
“Considerando”, ha rimarcato la Procura “che nessuno degli indagati risulta avere una attività lavorativa e quindi introiti, è verosimile che traessero i mezzi necessari dallo spaccio». Anche per questo il gip ha rifiutato fino ad oggi la concessione degli arresti domiciliari.
Contestualmente alle indagini sul traffico di droga la magistratura ha disposto anche verifiche sulla disponibilità patrimoniale delle persone arrestate per accertare l’intestazione delle proprietà immobiliari e come sono state acquistate. Gli investigatori hanno scoperto anche un efficiente rapporto di collaborazione fra i tre nuclei rom che si fingevano rivali e, invece, avevano formato una sorta di cartello dello spaccio nel Vastese. Le indagini si sono concentrate nel Vastese ma sono state estese al Pescarese e alla Puglia.
Paola Calvano (Il Centro)