Saranno approfondite ed estese a tutti i settori produttivi le indagini dei carabinieri sull’attività dell’azienda di contrada Ributtini accusata di sfruttamento di manodopera straniera. Oggi dovrebbero essere interrogati i due bulgari che facevano da intermediari e fornitori della manovalanza. I due rischiano la reclusione da uno a sei anni oltre a pesanti ammende. La stessa pena che rischia il responsabile dell’azienda che utilizzava i lavoratori pagandoli con pochi euro l’ora e che al momento è stato solo denunciato.
“Spero sia fatta chiarezza“, dice il sindaco di Cupello Manuele Marcovecchio. “Nel 2018 è scandaloso che accada una cosa così”.
La scoperta di quello che accadeva a Cupello e l’arresto dei due coniugi bulgari che portavano i pendolari immigrati di colore da Lesina nei campi di Cupello, è stata la conseguenza di una indagine partita il 6 agosto dalla morte di alcuni braccianti che rientravano in Puglia da una giornata di lavoro in Molise. I carabinieri non hanno mai dimenticato la tragedia e da tre mesi tenevano sotto osservazione i “vivai” dello sfruttamento per evitare che accadesse ancora.
Dieci giorni fa i carabinieri di Lesina, dopo aver notato nei pressi di alcuni ruderi agricoli un uomo al volante di un furgone con targa bulgara e accanto a lui una donna, hanno deciso di tenere la coppia sotto controllo. I militari hanno scoperto che i due quotidianamente prelevavano prima dell’alba cinque extracomunitari di colore (quattro ganesi e un gambiano, irregolari sul territorio nazionale), che riportavano in Puglia nel pomeriggio. E’ partito il pedinamento della coppia, Seguendo il furgone dei due bulgari i militari hanno scoperto che raggiungevano l’Abruzzo. Il viaggio dei carabinieri ha raggiunto un’azienda agricola di Cupello.
I militari hanno osservato il lavoro dei migranti che a fine giornata venivano riaccompagnati a Lesina. Il servizio è stato ripetuto, in collaborazione con il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Foggia, per diversi giorni, verificando che le modalità erano sempre le stesse. Cambiava l’impiego a seconda delle necessità. Dalla vendemmia si è passati alla raccolta delle olive. Mercoledi dopo aver raccolte prove sufficienti a dimostrare la non occasionalità dell’impiego dei braccianti, sono scattati i provvedimenti cautelari. Ora i carabinieri del Comando provinciale di Foggia e del N.I.L. con i colleghi della Compagnia di Vasto e del N.I.L. di Chieti, hanno deciso di approfondire le indagini per appurare le condizioni in cui vi veniva svolto il lavoro nell’azienda abruzzese. Contestualmente è stato aperto un altro filone di indagine che riguarda l’utilizzo delle case diroccate per accertare chi ospitano e chi le gestisce. Il fascicolo d’indagine è piuttosto corposo.
Paola Calvano (Il Centro)