Finisce all’Anac la vendita delle quote pubbliche detenute nella Pulchra. A chiamare in causa l’autorità nazionale anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone è la deputata del Movimento 5 stelle, Carmela Grippa, che su sollecitazione del gruppo consiliare vastese, ha presentato il 24 ottobre scorso un esposto. L’iniziativa è stata promossa subito dopo la bocciatura in aula della mozione presentata da Dina Carinci e Marco Gallo, con cui i due consiglieri pentastellati chiedevano di revocare la procedura di gara in autotutela sulla scorta di una serie di perplessità sia in ordine alla stima del valore delle quote (soggetta a tre valutazioni), sia in ordine al contratto quinquennale che il Comune andrà a stipulare con la Sapi dell’imprenditore vastese Giovanni Petroro, già socio privato della Pulchra che, in seguito alla vendita, è diventata ora interamente privata.
“Prima del consiglio comunale dello scorso 12 novembre abbiamo inviato al sindaco Francesco Menna ed ai colleghi consiglieri una lettera con la quale li invitavamo a riflettere sulle risultanze della perizia di valore e rideterminazione del canone, nonché sui contenuti del capitolato di gara”, ricordano Carinci e Gallo, “le conseguenze della perizia, così come modificata dalla consulente il 7 luglio 2018, e del capitolato dei servizi sono molto pesanti per le casse del Comune e per i cittadini. All’esito della gara, infatti, il prezzo della quota comunale è risultato pari a 1.160.000 euro contro 1.336.000 euro della prima perizia, con una perdita di 174.000 euro per il Comune, mentre il canone, per il quale la Ecolan e la stessa Sapi avevano richiesto un compenso annuo di 4.374.000 euro oltre ai ricavi da filiera Conai, è stato elevato ad un importo annuo fisso e non soggetto a ribasso d’asta, pari a 4.576.000 euro. Se consideriamo la prima perizia nella quale era stato rideterminato un canone di 4.576.000 senza però aggiungere i ricavi da filiera che restavano di competenza del Comune, risulta ben chiaro che, grazie al capitolato elaborato e proposto dai dirigenti, i cittadini dovranno aggiungere, a quello che era stato rideterminato come canone equo, i ricavi da filiera per un valore stimabile tra i 210.000 ed i 300.000 euro l’anno. In sostanza, il Comune pagherà a Pulchra un canone equivalente a quanto pagava con il vecchio contratto, sebbene la stessa consulente lo avesse definito come eccessivo per almeno 300.000 euro”.
Per il gruppo consiliare vastese a farne le spese saranno i cittadini, perché se è vero che il Comune incassa 1.160.000 euro per la vendita delle quote pubbliche, dall’altra rinuncia agli utili di partecipazione nella Pulchra pari a circa 200mila euro l’anno. La perdita per le casse dell’ente per i prossimi cinque anni è stata quantificata in un milione e mezzo di euro a causa del mancato ribasso del canone.
Anna Bontempo (Il Centro)