Scatterà dal 1 gennaio 2019 e sarà valido fino al 31 dicembre 2023 il nuovo contratto quinquennale per l’affidamento del servizio di igiene urbana alla Pulchra. Un epilogo scontato dopo la decisione presa a maggioranza dal consiglio comunale che il 12 novembre scorso ha autorizzato la vendita delle quote pubbliche detenute nella società alla ditta Sapi, con contestuale rinnovo del contratto per un quinquennio al canone annuo di 4.576.263 euro.
Per il servizio di igiene urbana e per la raccolta differenziata – che in città stenta a superare il 65% – si apre un nuovo capitolo all’insegna della privatizzazione. Una scelta che le minoranze non hanno esitato a stigmatizzare, dopo aver chiesto invano, l’annullamento in autotutela della procedura di gara, sulla scorta di una serie di perplessità sia in ordine alla stima del valore delle quote (soggetta a tre valutazioni), sia in ordine al contratto quinquennale che il Comune andrà a stipulare con la Sapi dell’imprenditore vastese Giovanni Petroro, già socio privato della Pulchra che ora, dopo la vendita, è diventata interamente privata.
I rapporti tra il Comune e la società sono disciplinati da un capitolato speciale di trenta pagine con cui vengono regolamentati i servizi da garantire (compresa la gestione dell’isola ecologica ancora da realizzare insieme al centro per il riuso), le campagne informative e di sensibilizzazione (che dovranno avere una cadenza annuale), le modalità di monitoraggio.
Uno dei punti più controversi riguarda gli introiti da filiera, legati alla percentuale di raccolta differenziata. Se inferiore al 65% i corrispettivi saranno equamente ripartiti tra Comune e gestore, se superiore al 65% , l’80% dei ricavi andrà al gestore (Pulchra), mentre il restante 20% sarà di spettanza dell’ente. Se la differenziata sarà invece uguale o superiore al 70% , i corrispettivi andranno tutti al gestore.
Mentre il sindaco Francesco Menna rivendica la bontà della scelta sul presupposto che il vero danno per le casse municipali ci sarebbe stato se non si fosse proceduto alla vendita delle azioni, le minoranze consiliari hanno quantificato in un milione e mezzo di euro la perdita per le casse dell’ente per i prossimi cinque anni.
Sulla vicenda potrebbe mettere la parola fine l’Anac di Raffaele Cantone. L’autorità nazionale anticorruzione è stata chiamata in causa dalla deputata del Movimento 5 stelle Carmela Grippa che, su sollecitazione del gruppo pentastellato vastese, ha presentato un esposto il 24 ottobre scorso.
Anna Bontempo (Il Centro)