Sordità professionale: non si guarisce, nè si migliora quindi il grado di invalidità è intangibile. A stabilirlo è una sentenza del giudice del lavoro di Vasto, Silvia Lubrano che ha rigettato l’ipotesi dell’Inail secondo la quale un operaio al quale era stata riconosciuta la sordità professionale era poi migliorato.
La storia. Ad un operaio di un importante stabilimento di San Salvo C.P., affetto da sordità professionale riconosciuta nel 2005 , l’Inail nel 2015, dopo un controllo riduce l’invalidità dal 58% al 21% sostenendo che è notevolmente migliorato.Con l’invalidità riduce anche la relativa rendita per 3/4. Il lavoratore a quel punto si affida all’avvocato Fabio Giangiacomo legale dell’Inca Cgil e presenta un ricorso al Tribunale di Vasto. Il ricorso si basa sul principio che la malattia professionale è irreversibile .
“In teoria“, afferma Giangiacomo “anche una grave patologia oncologica può migliorare mentre l’ipoacusia professionale( sordità) con lesione cocleare è da considerarsi irreversibile. Non regredisce”. Questo assunto è stato confermato durante il processo nella relazione medico legale. Il giudice del lavoro, Silvia Lubrano, ritenendo valida la “inalterata situazione medico legale dell’ex operaio” ha quindi confermato la invalidità del primo giudizio al 58% con ripristino della rendita Inail a partire dalla revoca.
Per l’Inca – Cgil, questo precedente è importante. Il sindacato auspica che gli aventi diritto a prestazioni previdenziali e assistenziali , ottenute con iniziative giudiziarie, spesso coraggiose, non le vedano vanificare.
Paola Calvano (Il Centro)