Continuano a crescere le adesioni alla trasferta romana in favore del Tribunale di Vasto. Dopo il sindaco di Vasto, Francesco Menna, anche la collega di San Salvo, Tiziana Magnacca ha raccolto l’invito fatto dall’avvocato Angela Pennetta ed ha deciso di andare a Roma con la fascia tricolore. La data del sit-in non è più il 18 marzo.
“Quel giorno”, spiega l’avvocato Pennetta “oltre all’astensione delle toghe dalle udienze, a palazzo di giustizia si terrà una assemblea alla presenza del presidente della Regione, Marco Marsilio. Con il neo governatore faremo il punto della situazione. Confidiamo anche nel suo intervento per ottenere il rispetto che meritiamo. Quel giorno decideremo la data del sit in”, afferma la Pennetta.
All’assemblea con il governatore Marsilio parteciperà anche il sindaco di San Salvo, Tiziana Magnacca. Anche lei come Menna è pronta ad andare a Roma per protestare davanti al ministero di giustizia.”Questo territorio ha eletto due rappresentanti dello stesso partito del ministro”, commenta con amarezza Tiziana Magnacca “e non riceve neppure risposte. E’ semplicemente assurdo. Per quanto mi riguarda ho già scritto al ministro Bonafede ribadendo che in quello che sta accadendo è configurabile l’ipotesi di giustizia negata. Garantire la salvezza dei tribunali minori e non mandare personale amministrativo è una presa in giro. I cittadini hanno diritto alla giustizia e alla sicurezza. Il Vastese ha diritto di essere ascoltato e merita rispetto”.
Francesco Menna ma anche molti avvocati ritengono che l’unione dei tribunali di Vasto e Lanciano sia una ottima soluzione per evitare la soppressione di entrambi i presidi.Insieme i due tribunali aumentano il bacino di utenza. “Intanto ci mandino il personale amministrativo”, insiste Angela Pennetta.
Il Consiglio dell’ordine in una nota ha ribadito la sostanziale eliminazione della pianta organica del personale amministrativo del Tribunale di Vasto dal 2016 quando era stata prevista la chiusura del presidio a settembre 2018. “E’ irrazionale”, dice il presidente del Consiglio dell’ordine, Vittorio Melone “che a fronte di due proroghe della data di chiusura non siano previsti da parte del competente ministero adeguati interventi di coordinamento volti a garantire il funzionamento degli uffici. E quello che accade è ancor meno comprensibile se si considera che il Consiglio superiore della magistratura già nel 2017 dispose il ripristino delle piante organiche dei magistrati. La situazione che di fatto si sta verificando è intollerabile e non conciliabile con alcun principio di corretta amministrazione”.
Paola Calvano (Il Centro)