Una sala gremita all’inverosimile ha accolto il regista vastese Alessandro Di Gregorio vincitore del David di Donatello 2019 con il lungometraggio “Frontiera”, girato a Lampedusa. Al termine dei toccanti diciassette minuti colmi di sguardi, respiri, tensione, scelte, coraggio, uniformi e doveri un fragoroso e lungo applauso.
Una storia amara, il racconto muto e fortemente evocativo di due giovani che si incontrano per la prima volta sul ponte di un traghetto diretto a Lampedusa, chiamati a svolgere il loro lavoro: uno deve recuperare i corpi dei naufraghi, l’altro li dovrà seppellire in una sorta di balletto fra la vita e la morte, l’innocenza e la sua perdita.
Un cortometraggio bello, significativo che ha commosso parte della platea seduta in sala dove erano presenti, oltre al regista Alessandro Di Gregorio anche lo sceneggiatore Ezio Abbate, il produttore Simone Gattoni e la montatrice Renata Salvatore.
Come ha spiegato il regista vastese, le “Frontiere” sono semplicemente immagini disegnate dagli uomini sulle cartine geografiche. “Il vero problema sono le frontiere mentali che si stanno cercando di innalzare tra gli esseri umani e sono quelle che bisogna abbattere”.
Per Alessandro Di Gregorio l’unica emergenza non è quella dei migranti ma è quella umanitaria. Ogni giorno muoiono in mare persone cercando di attraversare una frontiera, una frontiera immaginaria.
Al termine della proiezione il sindaco di Vasto Francesco Menna ha consegnato al regista vastese una targa di riconoscimento.
Laura Rongoni