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Regione Abruzzo, inizia l’undicesima legislatura

Si è insediato stamane il nuovo Consiglio Regionale dell’Abruzzo.  Ad aprire i lavori in questa prima seduta è stata Nicoletta Verì.”Ho il compito di avviare le procedure per la nomina del nuovo presidente dell’undicesima consiliatura. Sono fiera ed è la prima volta che l’apertura della consiliatura viene affidata ad una donna”

Si è passati, dunque, alla elezione del Presidente del Consiglio regionale. Il designato è il consigliere di Forza Italia Lorenzo Sospiri  che ha ottenuto 26 voti favorevoli su 31 votanti (5 schede bianche).

A seguire il seguito il discorso del Presidente della Regione Marco Marsilio che ha esposto il programma di governo“nella consapevolezza – rivolgendosi a tutto il Consiglio Regionale – di tornare a confrontarci spesso su ogni singola questione”, auspicandosi inoltre che “le contrapposizioni pregiudiziali e le diverse appartenenze politiche, sappiano all’occorrenza fare un passo indietro quando saranno in gioco provvedimenti determinanti per il futuro della nostra regione. Se molto ci divide – ha sottolineato – ricordiamoci che al contempo molto ci unisce, a partire dal primo obiettivo ineludibile: recuperare la fiducia dei tanti abruzzesi che anche stavolta non sono andati a votare, e la dignità dell’impegno politico, che ha un’unica unità di calcolo: la concretezza”.

Questo il programma di governo.

“Sono quattro i pilastri su cui intendiamo erigere la nostra idea di Abruzzo: modernizzazione delle infrastrutture, difesa del territorio, valorizzazione dei nostri prodotti e garanzia del benessere delle persone. Rigenerare fiducia nelle potenzialità dell’Abruzzo, stimolare gli operatori economici ad investire, attrarre nuove attività. Saranno determinanti, a tal fine, le misure di sburocratizzazione e snellimento della macchina regionale”.

“Da riformulare sono le politiche sanitarie. Ulteriore aspetto da affrontare sarà quello del dualismo territoriale: una parte importante del territorio abruzzese, quello delle aree interne, è stato sistematicamente escluso da qualsiasi progetto di sviluppo. L’Abruzzo è tornato ad essere “gli Abruzzi”. Ho già avuto modo di rivolgere ai miei assessori questa raccomandazione: non siate sindacalisti del vostro territorio. Dobbiamo essere, tutti insieme, sindacalisti dell’Abruzzo”.

La politica delle infrastrutture rappresenta uno dei pilastri della nostra azione amministrativa. Saranno rimodulati, per quanto possibile, quegli investimenti previsti dal Masterplan che suscitano generale perplessità e si avvierà una logica di mobilità sostenibile e di intermodalità, riconnettendo la regione alle grandi direttrici dei traffici nazionali ed internazionali.

E ancora: la promozione turistica, un altro settore importante dove siamo rimasti indietro nonostante un’offerta potenzialmente eccellente; una politica culturale che premi il merito; l’acquisizione della logica della programmazione ad ogni livello; la valorizzazione delle tipicità locali; un cambio di passo nella capacità di spesa dei fondi comunitari; il forte snellimento e la semplificazione netta delle procedure amministrative e dei bandi a partire dal PSR; l’immissione di liquidità nel sistema economico con la riforma del credito; il potenziamento della protezione civile e delle politiche per la sicurezza”.

Sono quattro le criticità irrisolte sulle quali occorre intervenire con gli opportuni strumenti della politica: la frammentazione del tessuto produttivo, l’elevata dipendenza dei livelli economici regionali dalla grande azienda di proprietà esterna, l’insufficiente livello di internazionalizzazione delle piccole imprese e la presenza di gravi squilibri territoriali (in termini di dotazione infrastrutturale,  di banda larga e diffusione e applicazione del WEB) da intendere come elemento di fragilità di tutto il sistema economico regionale.

Un altro spinoso problema è rappresentato dalla difficoltà di accesso al credito soprattutto da parte delle piccole e micro imprese. Occorre confermare e valorizzare la strategicità dei Confidi nell’ambito di una nuova politica regionale di sostegno alle imprese nell’accesso alle fonti di finanziamento.

La Regione si attiverà immediatamente per chiedere al Governo centrale il trasferimento dei porti di Pescara e Ortona dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico centrale a quella del Mar Tirreno Centro-Settentrionale, ovvero da Ancona a Civitavecchia.  L’obiettivo è di creare una governance unica per il corridoio europeo Tirreno-Adriatico tra la penisola Iberica e i Balcani. È necessario, inoltre, avviare il procedimento di revisione dei corridoi. Un’ipotesi da perseguire fermamente per poter puntare su questa opzione di sviluppo, nella prospettiva di una reale crescita sia del sistema portuale Pescara-Ortona- Vasto, crescita che incentiveremo garantendo un continuo dragaggio dei fondali, ma anche attraverso l’intermodalità abruzzese. Una ipotesi tra l’altro necessaria per la piena valorizzazione delle Zone Economiche Speciali (ZES). Le ZES possono operare efficacemente se sarà attuata una reale semplificazione amministrativa delle procedure autorizzatorie, nonché un adeguato sistema di defiscalizzazione. Collegare i sistemi produttivi abruzzesi e laziali, attraverso un corridoio trasversale di scambio, che utilizzi il sistema portuale regionale, valorizza inoltre il sistema interporti, posti in posizione baricentrica naturale nell’ipotesi di integrazione tra i sistemi portuali abruzzese e laziale.

La partita delle infrastrutture è essenziale in chiave turistica, con un efficiente collegamento ad una rete ferroviaria moderna a rappresentare un tassello fondamentale per la mobilità dei passeggeri. La politica di trasporto intermodale prevede misure specifiche per il graduale spostamento da gomma a ferro e per il non più procrastinabile miglioramento della linea ferroviaria Pescara-Sulmona-Avezzano-Roma, dove ad Avezzano, l’hub connetterà l’interporto e le attività legate alle merci, mentre quello di Sulmona, consentirà la connessione con la realtà industriale peligna, attualmente in crisi ed il collegamento secondario con la tratta, che RFI intende elettrificare, Sulmona-L’Aquila-Rieti-Orte. Non meno rilevante è la questione della rete autostradale, da riqualificare con urgenza sotto il profilo della sicurezza. A questo, bisogna aggiungere il costo dei pedaggi autostradali dell’A25 e A25, tra i più alti d’Italia.

Tra le opere infrastrutturali ricomprendiamo i provvedimenti contro il dissesto idrogeologico. Metteremo in campo un “piano anti dissesto”, d’intesa con i Sindaci, mirato alla progettazione esecutiva di opere rapidamente cantierabili contro il dissesto idrogeologico, la mitigazione del connesso rischio. La manutenzione dei boschi, oggi abbandonati, degli alvei dei fiumi e delle aree a rischio (valanghe, esondazioni, frane) sarà ulteriore elemento costitutivo del piano.

Occorre poi allungare la pista dell’aeroporto di Pescara e potenziarlo come dotazioni tecnologiche per migliorarne il rango.

Un altro punto qualificante del programma rappresenta l’interconnessione, l’agroalimentare, il turismo e l’ambiente. Da risolvere le emergenze annose come quella dei siti industriali inquinati (si pensi a Bussi) e dei fiumi, dove caso emblematico è quello della foce del Saline, manifesto drammatico delle penose carenze ambientali lasciate in eredità dal governo di centrosinistra e causate dall’inquinamento fuori controllo che danneggia anche l’industria del turismo abruzzese. Occorre lanciare un piano straordinario di bonifica dei siti inquinati a maggiore impatto ambientale, a tutela della salute e per uno sviluppo turistico solido.

Il Piano regionale per la gestione dei rifiuti è una grande opportunità che dobbiamo cogliere in pieno per armonizzare la gestione dei rifiuti con la tutela della salute e dell’ambiente ma anche per favorire una migliore sostenibilità economica dell’intero sistema a vantaggio dei cittadini.

Altri aspetti centrali riguardano le politiche europee, la macchina regionale e la riduzione della pressione fiscale. La macchina regionale va notevolmente semplificata ed alleggerita.

Veniamo ora alla montagna, risorsa troppo a lungo trascurata. Occorre valorizzare le zone montane, dove l’immenso patrimonio boschivo è abbandonato, privo di qualsiasi forma di manutenzione, mentre potrebbe essere valorizzato a fini turistici e produttivi, oltre che legato alla riscoperta di profonde radici storiche e culturali.

A L’Aquila, questione grave è la ricostruzione, in ritardo sul primo cratere e praticamente non avviata sul secondo. Il modello attuale va migliorato, soprattutto per la ricostruzione pubblica, perché è troppo lento, burocratico ed ingessato.

La difesa dei Tribunali cosiddetti minori, ma per nulla minori per quanto concerne la mole di attività (Avezzano, Lanciano, Sulmona, Vasto), fondamentali presidi di legalità per l’intero territorio, rappresenta una priorità per la nuova giunta regionale, che valuterà l’avviamento del percorso di sperimentazione previsto dalla legge.

Altro punto dolente comune a tutti i territori marginali: i servizi sanitari. Occorre elaborare un modello di servizio sanitario che tenga conto delle peculiarità morfologiche e orografiche di questo territorio. Da scongiurare, per citare un esempio significativo, la chiusura del punto nascita presso l’ospedale civile di Sulmona o, nel caso di zone costiere, porsi l’obiettivo di portare l’emodinamica a Vasto.

Dobbiamo inoltre ricordare che fine ultimo di ogni azione amministrativa deve essere tarato su un unico elemento: il benessere delle persone. Welfare e sanità, anche sport e tempo libero, sono elementi fondanti del benessere che va perseguito seguendo diverse direttrici: salute, protezione sociale, sicurezza.  Sono tre i temi centrali da affrontare con urgenza: in primis le liste d’attesa. Appare evidente, poi, la gravissima carenza di personale soprattutto medico e paramedico, che emerge in tutte le quattro Asl provinciali. La carenza di personale determina una vera emergenza nella erogazione di servizi essenziali, come ad esempio emblematico la dialisi, che conta oltre mille pazienti cronici in Abruzzo.

E poi temi di assoluta rilevanza: protezione civile e sicurezza. Il tema della sicurezza è particolarmente sentito soprattutto nelle città e nei termini di percezione di insicurezza. Una più diffusa presenza di immigrati associata al progressivo invecchiamento della popolazione ed allo spopolamento può ulteriormente alimentare questa sensazione. Il dato che desta preoccupazione è quello relativo al tasso di penetrazione della criminalità organizzata che va attentamente monitorato.

La Regione deve collaborare con le autorità preposte all’ordine pubblico e con i Comuni per garantire ai cittadini la necessaria tranquillità e la sicurezza di poter contare su una rete capillare di controllo del territorio. Lo faremo in tema di prevenzione, attivando con tutti gli attori un metodo di piena collaborazione. Promuovere tavoli periodici con i Prefetti, favorire incontri con i Sindaci, agire in sinergia con la scuola sulla cultura della legalità, valorizzare la polizia locale. In tale prospettiva, oltre a chiedere al Governo un maggior dispiegamento di Forze dell’Ordine, anche la Regione può giocare la propria partita, attraverso la valorizzazione della Polizia Locale. L’installazione di telecamere, l’agevolazione delle attività di controllo del territorio, la creazione di Sale Operative attive sulle 24 ore, e l’investimento per il passaggio dalle frequenze analogiche a quelle digitali sono ulteriori tasselli sui quali intendo lavorare per garantire la massima efficienza a un mosaico che ritengo essenziale affinché ogni cittadino si senta davvero libero in casa propria.

In tema di immigrazione, inclusione e integrazione sono termini che vanno accolti, coerentemente alle normative nazionali, rispetto agli immigrati regolari, ma non possono essere indiscriminatamente applicati agli irregolari o ad altre situazioni. La politica regionale finora, per quanto di competenza sull’immigrazione, ha seguito una linea confusa e generica che non gestisce le mille problematiche create da questo fenomeno, come se ciò non avesse ricadute sulle politiche sociali, di competenza della Regione. L’orientamento ideologico genericamente “immigrazionista”, tipico della sinistra, e l’inefficiente politica regionale del welfare, che sono andati di pari passo, devono essere rivisti per dare la priorità agli abruzzesi in difficoltà.

Un’altra priorità attiene alla riorganizzazione del Sistema della Protezione civile regionale. La cultura della prevenzione deve diventare cultura diffusa e metodo di lavoro delle istituzioni: mai più una immane tragedia come Rigopiano! L’unica arma di cui si può disporre per mitigare gli effetti degli eventi naturali avversi, come i terremoti, è quella della prevenzione. Il primo passo consiste nell’educazione dei cittadini ad una corretta informazione scientifica e in questo la Scuola come Istituzione riveste un ruolo fondamentale. Da subito, prevediamo quindi la riorganizzazione ed il concreto potenziamento del Servizio di Protezione civile regionale, sia nelle sue strutture operative che nelle sue strutture di pianificazione e prevenzione”

 

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