Banner Top
Banner Top

Il bene, la sindrome rancorosa del beneficato e la maleducazione

Riteniamo sia esperienza di molti per non dire comune che gesti di gentilezza non sempre suscitano reazioni di benevolenza o gratitudine. Spesso, il bene si traduce in comportamenti negativi, maleducati.

E’ così, professor Brunetti?

“La letteratura scientifica, l’esperienza clinica e le vicende della vita mostrano che non necessariamente atti gratuiti di benevolenza, disponibilità, altruismo, generosità o empatia producano sentimenti positivi o di riconoscenza”.

Quali, le possibili cause.

Purtroppo, tutto nasce dal cervello umano. Un luogo di saggezza, creatività, bellezza, santità. Ma anche un luogo di malvagità, di odio e invidia. Al neocervello, che è la struttura più straordinaria e meravigliosa dell’universo conosciuto, da sempre nel corso di milioni di anni si contrappone il cervello rettiliano, la più antica struttura del cervello, che ha forma e comportamenti di un rettile. Siamo pervenuti alla nascita dell’Homo sapiens, ma non siamo riusciti a debellare l’Homo malephicus”.

Che tipo di comportamento negativo può manifestare chi viene beneficato?

“Sovente- spiega Brunetti- vengono attivati sistemi neurali e cerebrali che danno luogo a un insieme di moti dell’animo, quali ostilità e invidia, indifferenza, malevolenza e arroganza, maleducazione e insensibilità. Alcuni autori l’hanno definita la ‘sindrome rancorosa del beneficato’. E’ un ‘sordo, ingiustificato rancore” che coglie come una ‘autentica malattia’ chi ha ricevuto del bene (R.Parsi)”.

Quale immagine può proiettare?

“Il beneficato si sente in una condizione di dipendenza psicologica, un senso di inferiorità, vergogna, svalutazione di sé, sottomissione, perdita della propria sicurezza e della propria identità. Sono reazioni che evidenziano sintomi di insicurezza, ansia, narcisismo, mancanza di autostima. E dunque si crea uno stato emotivo che volge non alla gratitudine, ma addirittura all’invidia e al risentimento. Sono interessanti al riguardo le pagine di autori, come Freud, Kierkegard, Klein, Lacan e Shakespeare”.

Fare del bene non è semplice.

“Bisogna essere molto perspicaci nel manifestare benevolenza e altruismo, evitando -chiarisce il noto autore- comportamenti che possano indirettamente mortificare l’altro. Ci sono eroi nel bene e nel male. C’è poi, come sosteneva Platone, chi non è capace di fare né il bene né il male. Sta di fatto che l’altruismo non richiede gratitudine, perché è una pulsione biologica, accresciuta dall’educazione socio-familiare. Il bene va sempre sostenuto. Ma la gratitudine è un sentimento che dà benessere soprattutto a chi l’ha ricevuta, mentre l’ingratitudine è un ‘demone’ mediocre e minore”.

Le buone maniere scarseggiano…

“Il postmodernismo– conclude il professor Brunetti- sta decretando la fine di principi, certezze, valori, regole che hanno caratterizzato la civiltà occidentale. E’ un’epoca desacralizzata, irrazionale e misologa che rifiuta il pensiero, il logos, la ragione, la conoscenza, Dio, il sacro, la dimensione del trascendente. Scompaiono le certezze metafisiche e la verità e trionfa il nichilimo. E’ un mondo liquido”.

Anna Gabriele

Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli

Related posts

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.