Il cartello con la scritta “Qui la natura è protetta” suona come una beffa dopo il taglio di un’ampia fetta di vegetazione retrodunale lungo la pista ciclabile di Vasto Marina che costeggia un sito di interesse comunitario (Sic). Come già accaduto più volte in passato, più o meno di questi tempi, il titolare di un’attività turistica ha provveduto ad asportare, molto probabilmente con l’ausilio di un mezzo meccanico, circa 700 metri quadri di essenze botaniche e specie autoctone, lasciando miracolosamente incolumi solo alcuni cespugli di “Cannuccia di Ravenna” e procurando un elevato danno ambientale con conseguente alterazione dello stato dei luoghi. Sull’accaduto sta indagando la polizia municipale.
“Siamo stati allertati da una segnalazione”, spiega il comandante Giuseppe Del Moro, “sono in corso alcune verifiche, ma trattandosi di un’area protetta e di una tipologia di intervento non consentita, verrà presentata con ogni probabilità una denuncia in Procura”.
Le indagini vengono portate avanti con l’ausilio di alcuni esperti messi a disposizione dai gestori della riserva, cioè Legambiente, Wwf e Iaap (Istituto per le aree protette).
Nel frattempo gli ambientalisti chiedono maggiore attenzione per quella zona oggetto in passato, e a più riprese, di interventi che definire discutibili è solo un eufemismo. Il taglio della vegetazione – su cui indaga la polizia municipale – non è l’unico del genere effettuato in questi giorni lungo i quattro chilometri di pista ciclabile, anche se è sicuramente quello più imponente. Se ne contano in tutto cinque. Nonostante le azioni di sensibilizzazione messe in campo e le sanzioni comminate dalla polizia municipale, ci sono ancora operatori che non esitano a tagliare la vegetazione protetta come se stessero sfalciando l’erba del proprio giardino, dimenticandosi che la loro attività incide su un’area sottoposta a tutela da leggi nazionali e comunitarie. Insomma, ancora oggi si fa fatica a realizzare che quella è un’area protetta e che gli interventi devono essere effettuati sotto la supervisione dei gestori della riserva. Per fortuna ci sono anche azioni positive.
“Sono in corso delle opere di rinaturalizzazione da parte di un operatore turistico”, spiega Michele Ciffolilli di Legambiente, “consistono nella messa a dimora di piante ed essenze autoctone con la supervisione della riserva”.
Nel frattempo sono ripresi i lavori per la realizzazione del camminamento pedonale, che, oltre ad essere oggetto di contestazioni per le dimensioni del percorso ritenuto troppo stretto, viene completamente snobbato. Chi va a piedi continua ad utilizzare la pista ciclabile. Il caos scoppierà in estate quando la convivenza tra ciclisti e pedoni tornerà ad essere particolarmente conflittuale.
Anna Bontempo (Il Centro)