Ristrutturazione chiavi in mano e restyling completo in sole sei settimane dello storico forno Fabrizio a San Salvo in via San Giuseppe, senza intaccare l’atmosfera da forno di provincia. Macchinari e accessori di ultima generazione dei migliori marchi del settore. Di strada ne ha fatta tantissima dal lontano 1950, quando partì. Da ben tre generazioni la famiglia Fabrizio si dedica con innata passione all’arte antica di fare pane.
Amedeo Fabrizio, capostipite di una famiglia di fornai, trasportava merci con il carretto (faciàve lu trainìre). La rivoluzione industriale lo costrinse a vendere il suo cavallo al migliore offerente e chiudere definitivamente l’attività. Amedeo doveva pure continuare a campare. Decise allora di aprire un panificio nella sua piccola abitazione di via San Giuseppe. Cominciò a sfornare pane e focacce dall’eccezionale sapore. La fragranza del pane appena sfornato riempiva le strade di tutto il quartiere. Il pane con lievito madre non è affatto veloce da preparare, ma il risultato è assicurato. Infatti, il locale fu sempre pieno di clienti. Ad impastare e infornare gli era di valido aiuto la moglie Ida, lavoratrice dall’ animo gentile. Ida si interessava anche della vendita del pane, restando a disposizione dei clienti fino a tarda ora, persino dopo la chiusura. Ebbero due figli: Tonino e Felice. I due fratelli, appena grandicelli, non si tirarono mai indietro quando c’era da impegnarsi nella panificazione e vendita del pane.
In seguito, Felice scelse il lavoro autonomo. Tonino, dopo la morte del padre, prese le redini del panificio nel 1978. La madre continuò a collaborare all’attività, fino a quando le forze glielo permisero. Cinque anni fa all’incirca,Tonino ha passato il testimone al figlio Amedeo. Il giovane non ha cambiato il modo di fare il pane. Infatti utilizza gli stessi ingredienti del nonno: materie prime di prima qualità. E’ bello rivedere la lampada del panificio accesa durante la notte. La luce della panetteria Fabrizio splende nelle tenebre da 68 anni.
Michele Molino
Scì bbindatt ca creàte lu grane
pi ffa stu bbell pane.
Scì bbindatt Tonine lu panattìre,
che fa lu pane còme ìre.
La tradiziòne segue angòre
di Amidè lu direttòre
e di Ide lu motòre.
La matène a li ott,
lu pane è già cott.
‘Nghì acque, sale e farìne
ti prepàre cìrte sfilongìne
che scrocc come nu turròne,
nin ti déche cande è bbone .
Si ci mett la murtatéll,
ta rimane a lu cirvéll,
si ci mett la vendricìne
ti fa minè l’acquolìne.
E’stupénd ’ nghì lu prusìtt,
pure è bbone si li magne assìtt.
E’ nu pane prelibbate,
è bbone d’invérn e d’estàte.
Si vvù magnà lu pàne genuìne,
va a lu panifìcie di Tonìne.
Scapp’a via San Giusépp,
sta Tonìne che t’aspétt!
Michele Molino