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Domani il concerto Stabat Mater G.B. Pergolesi

Domani 17 aprile alle ore 20.30 presso la Chiesa di Santa Filomena (Via Anelli) nel complesso architettonico di Genova Rulli, il Cineocchio organizza per la prima volta a Vasto una opera fondamentale nella letteratura musico religiosa: Stabat Mater di G.B.Pergolesi.
G.B.Pergolesi, il cui vero nome è Giovan Battista Draghi, nasce nel 1710 e muore nel fiore della gioventù nel 1736. Violinista, organista, compositore, qualche tempo prima compone lo “Stabat Mater”, un grande e innovativo capolavoro religioso commissionatogli da una confraternita napoletana dei Cavalieri  della Vergine dei Dolori.
Il capolavoro di questo candido giovane, vede la luce per l’occasione della Settimana Santa. Questa opera per archi e basso continuo, si compone anche delle presenze del soprano e del contralto come voci soliste. Dodici sono le sequenze musicali in cui si divide lo Stabat Mater di Pergolesi. Tale opera religiosa risulta molto innovativa rispetto alle opere precedenti di altri compositori, un lavoro più compatto e soprattutto in linea con la tendenza della musica proveniente dalla scuola napoletana e addirittura europea.
Tale creazione, anche se incontra maggiore difficoltà rispetto ad altri componimenti musicali, trova però una armonia di unitarietà e compostezza. Uno stile completamente nuovo che introduce la azione sentimentale, dove viene avanti non solo il testo sacro, ma l’universo del  sentimento che lo pervade. Pergolesi non si abbandona alla forma della sola tradizione sacra, ma riesce a trovare un equilibrio perfetto nella interpretazione dei moti dell’anima come facilmente verificabile nell’ascoltare il  “Fac me veret tecum flere”.
Sono caratteristiche riconosciute ad un lavoro artistico tra i piu importanti della letteratura religiosa musicale italiana. Non a caso un genio musicale dal nome di Igor Stravinskj, definisce Pergolesi come un innovatore musicale dalla musica fresca e popolare tutta le opere di G.B.Pergolesi.
E qui ricordiamo i capolavori creati come “La Serva padrona”, una di quelle opere ammiratissima come opera buffa da G.Verdi e G.Puccini, ed altre come “Il frate innamorato” o “ la Salustia”, o “Adriano in Siria”, Immaginare e pensare che la opera buffa citata “La Serva Padrona” venne eseguita a Parigi e fatta rieseguire decine di volte, con i giudizi lusinghieri dei massimi esponenti della cultura illuministica come Rousseau, D’Alembert, Diderot, etc. i quali esclamarono subito che eravamo in presenza di una arte nuova, tra conoscenza umana e espressione musicale, ci dice quanta genialità esprimesse il nostro Pergolesi. Perfino Chopin e Bellini lo additarono come un maestro da cui attingere e ispirarsi. Infatti Chopin vi si ispirò creando su questa influenza, un Preludio della op.26 e la Mazurka op. 17 n.4.
1. Duetto “Stabat Mater dolorosa”
2. Aria per soprano “Cuius animam gementem”
3. Duetto “O quam tristis et afflicta”
4. Aria per contralto “Quae moerebat et dolebat”
5. Duetto “Quis est homo, qui non fleret”
6. Aria per soprano “Vidit suum dulcem natum”
7. Aria per contralto “Eja, Mater, fons amoris”
8. Duetto “Fac, ut ardeat cor meum”
9. Duetto “Sancta Mater, istud agas”
10. Aria per contralto “Fac, ut portem Christi mortem”
11. Duetto “Inflammatus et accensus”
12. Duetto “Quando corpus morietur”
Alcuni cenni storici della Chiesa di Santa Filomena Via Anelli Vasto. Questo luogo sacro ha una vita di 800 anni di storia. Prima di diventare luogo di culto nel 1200 e passa era  l’ospedale dell’Annunziata retto dall’omonima confraternita.
Nella prima metà del ‘500 l’ospedale venne donato a fra Giovan Battista da Chieti per introdurre l’ordine di S. Domenico. Così la struttura venne trasformata in convento con sei celle. La prima comunità era composta dal priore, quattro sacerdoti e sei novizi. Nell’agosto del 1566, i turchi, guidati da Pialì Pascià, non la risparmò dal saccheggio e dalla distruzione. Tutto venne asportato e rubato, financo le campane e la distruzione di un organo.
La Chiesa venne ricostruita dalla Congrega dell’Annunziata, mentre sul campanile vennero poste due campane, una delle quali rifusa nel 1789, e poi  trasferita nella chiesa di San Giuseppe, per indicare i ‘quarti’ nell’Orologio pubblico.
Nel 1809, il re Gioacchino Murat, con apposito decreto, iniziò la soppressione degli ordini religiosi del Regno di Napoli, a partire proprio dai domenicani, con la conseguente confisca di tutti i loro beni e la conversione dei conventi ad altro uso. Anche il convento vastese venne soppresso ed i beni incamerati dal regio demanio. La proprietà della chiesa passò ai Chierici della Madre di Dio, che avevano la sede a Napoli e che non mostrarono alcun interesse a restaurare l’antica cappella. Così la chiesa cadde presto nell’ abbandono non curata da nessuno.
Dal Molise e precisamente da Salcito, però una nobile famiglia dal nome Rulli acquistò l’intero complesso escludendo la Chiesa e riducendo l’intero complesso architettonico in residenza e qui intervenne un grande architetto vastese Nicola Maria Pietrocola, che creò sale affrescate alcune, e la creazione di un bellissimo giardino.
Fu per interessamento di un vescovo di nome Mons. Saggese che la chiesa venne acquisita in donazione dal barone Giuseppe Antonio Rulli.
Vasto 17 aprile 2019
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