La rudimentale bomba carta fatta esplodere all’alba di domenica all’ingresso del ristorante Lo Scudo in corso Garibaldi non ha creato solo un varco nella porta del locale. Quello scoppio ha squarciato il velo di ricordi del figlio del ristoratore, l’avvocato Nicola Bosco, riportando alla memoria del professionista altri episodi intimidatori subiti due anni fa.
“Ho raggiunto la caserma dei carabinieri e denunciato quello che era accaduto allora “, conferma l’avvocato Nicola Bosco. Nel 2017 il legale aveva assunto la difesa di un cliente urtando evidentemente la suscettibilità della controparte. Qualche giorno dopo trovò sul tabellone a muro sistemato accanto alla porta del ristorante delle scritte ingiuriose e dei disegni fatti con della vernice nera. Alcune scritte offendevano la professione del legale.
“Poi arrivò anche una telefonata anonima a mio padre“, afferma Bosco. Il tabellone venne pulito e la vernice coperta. Dopo due anni un altro grave episodio ha turbato la serenità dell’avvocato Bosco e della sua famiglia. “Come detto ho raccontato tutto quello che era successo ai carabinieri. Confido nella loro attività di indagine. So che stanno visionando anche le immagini della videosorveglianza. Spero proprio che qualche obiettivo abbia ripreso la persona che ha sistemato la bomba carta fra la saracinesca metallica del ristorante e la porta a vetro. Ho denunciato tutto ai carabinieri perchè nessuno deve pensare di poter creare questo clima di paura in città. So che le forze dell’ordine stanno lavorando sulla vicenda. Le ringrazio e spero che presto le indagini arrivino a buon fine”, afferma Nicola Bosco.
I residenti di via Garibaldi e gli operatori della vicina sede di Fratelli d’Italia ricordano quella scritta comparsa due anni fa sul sul tabellone a muro del locale. Quel gesto, interpretato come uno dei tanti atti vandalici fatti nel centro storico , potrebbe invece essere ricollegato allo scoppio di domenica scorsa. I frammenti del grosso petardo e le polveri trovate all’ingresso del ristorante sono state analizzate e così pure altri oggetti trovati vicino. Le indagini proseguono nel più stretto riserbo.
Gli investigatori, vista la delicatezza del caso preferiscono tacere. Nel centro storico però aumentano le proteste dei residenti . “C’è un solo modo per porre rimedio a quello che accade nel centro di Vasto“, dicono. “Occorre riportare la gente nelle case. Le abitazioni della Vasto storica sono quasi tutte vuote. Quando i negozi abbassano le saracinesche il centro storico diventa un deserto. Il cuore di Vasto deve tornare a vivere”. Una operazione piuttosto ardua. Soprattutto in tempi di crisi.
Paola Calvano (Il Centro)