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Pilkington, c’è il no alla cassa integrazione

No allo stato di crisi, no a nuovi ammortizzatori sociali. Fumata nera dopo l’incontro a Roma dei dirigenti della Pilkington al ministero dello Sviluppo economico. Sindacati, lavoratori e responsabili aziendali in cerca di altre soluzioni per evitare 55 licenziamenti.

“Nessun lavoratore deve essere licenziato”, ripete Emilio Di Cola,  segretario provinciale della Cgil. Il presidente di Pilkington Italia, Graziano Marcovecchio e altri dirigenti, sono andati a Roma il 20 giugno per valutare la possibilità di ulteriori periodi di cassa integrazione. Opportunità che avrebbe potuto essere concessa qualora l’azienda avesse dimostrato di lavorare in un territorio inserito nelle aree di crisi. Marghera lo è. San Salvo no.

La cassa integrazione è contestualizzata al territorio di produzione. Il Governo dice quindi no. La fabbrica di San Salvo non potrà più utilizzare il salvagente degli ammortizzatori sociali. La cig in corso termina il 25 settembre. Entro quella data va trovata una soluzione. In caso contrario 55 lavoratori saranno rimandati a casa. L’azienda lo ha ribadito ai sindacati nel corso dell’incontro di giovedi.

” Pilkington”, dice Di Cola “sta cercando di accelerare il piano industriale e l’ installazione di nuovi impianti tecnologici più competitivi,per poter produrre prima possibile un nuovo rivoluzionario parabrezza. La nuova produzione richiede più manodopera nello stabilimento satellite Primo, per cui i 55 esuberi potrebbero diminuire. Il mercato dell’auto non aiuta anche se a giugno dopo tanti mesi le vendite sono leggermente riprese. Un’altra richiesta che presenteremo all’azienda sarà , ove possibile, il lavoro part-time. Ogni soluzione è buona purchè si salvino i posti di lavoro”, dice il segretario provinciale della Cigl.

I nuovi impianti e le nuove lavorazioni avrebbero dovuto essere attivati non prima della fine dell’anno finanziario 2019-2020 , Pilkington cercherà di accorciare il più possibile i tempi per poter riassorbire gli esuberi dichiarati. Per i lavoratori quella appena iniziata sarà un’estate piena di incertezze. A partire dal 25 settembre in casa Pilkington cambieranno molte cose. I rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Cobas insieme alle rsu di fabbrica esprimono forte preoccupazionei.

«Chiediamo nuovamente all’azienda», annotano i sindacati, «di fare tutti gli sforzi necessari affinché si ricarichino le linee produttive, si riqualifichi il personale, si metta in campo un progetto di insourcing e soprattutto si ricollochi il personale laddove vi siano carenze ristudiando anche una nuova organizzazione del lavoro. Invochiamo la riattivazione degli incentivi all’esodo utilizzando la fuoriuscita volontaria di chi può beneficiare dell’opzione “quota 100”. Infine chiediamo, laddove sia possibile, di studiare ipotesi di lavoro part time “.

Paola Calvano (Il Centro)

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