Verificare la portata del danno ambientale e le responsabilità. Mira a far luce su questi due aspetti l’inchiesta avviata congiuntamente dalla polizia municipale e dall’ufficio circondariale marittimo di Vasto sui lavori di livellatura dell’arenile in zona Sic (sito di interesse comunitario), nell’area antistante una struttura alberghiera, per consentire l’allestimento di quattro campi da beach volley.
L’intervento, che risale allo scorso mese di aprile, ha danneggiato, stando a quanto rilevato da esperti e rappresentanti di associazioni ambientaliste, un fronte dunale di circa 200 metri, nella parte meridionale del litorale. Stiamo parlando dei lavori di livellamento e sistemazione dell’arenile, commissionati ad una ditta specializzata in movimento terra dai titolari di un hotel.
Intervento che, stando all’autorizzazione rilasciata dal dirigente del Servizio Parchi, Riserve e Demanio del Comune, architetto Michele D’Annunzio, avrebbe dovuto eseguirsi in accordo e sotto la supervisione del personale incaricato dalla gestione della Riserva Marina di Vasto, proprio per evitare danneggiamenti alle dune e al sito di interesse comunitario (Sic) tutelato da leggi nazionali e comunitarie.
Sta di fatto, però, che la ruspa ha intaccato, stando a quanto verificato sul posto da esperti naturalisti, un fronte dunale di circa 200 metri e dopo qualche giorno in quell’area sono spuntati i campi da beach volley per consentire lo svolgimento di un torneo. Le strutture sono state in seguito rimosse.
Il danno ambientale verificato in prima battuta dai volontari del Gruppo Fratino di Vasto – i primi a effettuare il sopralluogo – è stato accertato anche dai gestori della Riserva. Lo stesso Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente – una delle tre associazioni che hanno avuto in gestione l’area protetta a titolo gratuito – parlò di un “danno ambientale evidente”.
Polizia municipale e ufficio circondariale marittimo, destinatari dei due esposti presentati anche alla Procura, stanno ora verificando l’entità del danno e le responsabilità, ognuno per la propria parte di competenza, procedendo all’audizione di testimoni e alla consultazione di mappe e piantine per accertare lo stato dei luoghi prima e dopo l’intervento delle ruspe.
Quando le verifiche saranno ultimate rimetteranno un rapporto in Procura. Al di là dell’esito che avrà l’inchiesta, resta il fatto che ancora oggi quel pezzo di litorale continua a essere sotto assedio. Basta farsi un giro da quelle parti per verificare che negli anni alcune strutture alberghiere ubicate nell’area demaniale caratterizzata dalla presenza di un rarissimo habitat sono intervenute a più riprese con le ruspe creando danni ambientali e manomettendo lo stato dei luoghi. Ancora oggi si continua con disinvoltura ad utilizzare mezzi meccanici fino al piede della duna.
Anna Bontempo (Il Centro)