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Rifiuti, l’Abruzzo chiude agli arrivi dalla Capitale: “Accordi vecchi”

«Non è che siamo obbligati a prenderci i rifiuti di Roma. Adesso anche noi, con la chiusura di una discarica che per la nostra filiera era importante, ci troviamo a gestire una situazione complicata quindi ecco, dico semplicemente che gli accordi attualmente in vigore li hanno fatti quelli che c’erano prima, non io, e che invece adesso bisogna ragionare in termini di fattibilità, capire se è ancora possibile o no trattare quantità non nostre».

Marco Marsilio, il nuovo governatore – di Fratelli d’Italia – della regione Abruzzo, in effetti non dice né sì né no. Prenderete i rifiuti di Roma? Non dice di sì e non dice di no però, alla fine, la rotta che intende tracciare già oggi, nel vertice coi suoi assessori e i suoi tecnici sulla gestione del ciclo dei rifiuti, emerge chiara nelle risposte, e nelle pause. Prenderete i rifiuti di Roma? Sospiro. «Dobbiamo pensare, e valutare bene: come dicevo sono accordi fatti non da me, e nel frattempo la situazione è cambiata, con la chiusura della discarica di Cupello dobbiamo trovare nuovi impianti, nuovi siti, nuove capienze».

Gli accordi sono del suo predecessore – Luciano D’Alfonso, Pd, molto ringraziato dall’ex assessora ai rifiuti romana Pinuccia Montanari – e contenevano quantità importanti, fino a 70 mila tonnellate in un anno (quasi esaurite, pare) ma adesso, forse, sono in bilico anche questi. Un no politico? «Ma che significa, non è che prima di me c’erano i Cinque stelle in Regione! Io, ripeto, sto affrontando un momento che è più complesso del passato, sono stato obbligato a nominare un commissario e a firmare ordinanze contingibili ed urgenti per ordinare trasferimenti di rifiuti da un sito all’altro, ma sempre all’interno dell’Abruzzo perché per fortuna gli impianti li abbiamo». Virginia Raggi invece no, vuol dire questo? «Sono lì da tre anni, facessero anche loro gli impianti, altrimenti poi non ci si può stupire di questo disastro».

Questo disastro: cassonetti straripanti, un odore indescrivibile, topi, gabbiani, i cittadini che minacciano di non pagare più le bollette e – fatto più grave – la mancanza di soluzioni definitive o comunque di medio termine. Come ha scritto anche il ministero dell’Ambiente nella sua dura richiesta di chiarimenti inviata al Comune di Roma «è tornata a verificarsi una situazione di grave stallo dell’attività di raccolta dei rifiuti tale che non paiono ingiustificate preoccupazioni, fortunatamente al momento non ancora suffragate da evidenze, per lo stato della salute umana e dell’ambiente».

Il fatto, appunto, è che non si intravedono soluzioni certe. Perché, sì, nell’immediato ci sarebbero Ostia (il tritovagliatore, che potrebbe trattare 300 tonnellate al giorno anziché 40, Davide Bordoni di Fi organizza già la protesta) e Rocca Cencia (un altro tritovagliatore, quello di Manlio Cerroni, che potrebbe essere attivato). E poi? La Regione Lazio, che – nel caso – dovrebbe stringere accordi fuori confine, ancora non è stata contattata. Nessuna trattativa, al netto delle eventuali risposte, è stata intavolata né con l’Abruzzo né con altre Regioni. A breve, probabilmente il 9 luglio, incontro convocato dal ministero.

Erica Dellapasqua (Corriere Roma)

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