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Acqua due ore al giorno: non paghiamo le bollette

L’acqua erogata per pochissime ore al giorno? I cittadini dicono basta e minacciano di non pagare la prossima bolletta se la Sasi non dovesse provvedere al ripristino immediato del servizio idrico. Sono sul piede di guerra gli abitanti di Furci e San Buono che nei giorni scorsi si sono riuniti in assemblea per decidere, insieme ai referenti  del Codacons, le azioni legali da intraprendere contro la società che gestisce il servizio idrico integrato.

In massa hanno deciso di avviare una class action, iniziando con una raffica di diffide per protestare contro l’acqua a singhiozzo. Sono mesi che nei paesini dell’entroterra vastese l’erogazione idrica è limitata a pochissime ore con grossi disagi per gli utenti. La mobilitazione, che parte da Furci e San Buono, potrebbe estendersi anche ad altri comuni dell’hinterland che vivono lo stesso problema ormai da anni e che non ne possono più di guasti ed interruzioni. 

“La decisione di avviare un’azione legale collettiva è stata presa dai cittadini che nei giorni scorsi si sono riuniti in assemblea per decidere insieme al Codacons le azioni da promuovere”, spiega il sindaco di Furci,  Angelo Marchione, “nel corso dell’incontro è emersa la ferma volontà di inviare una diffida per chiedere l’immediato ripristino della erogazione”.

Nei prossimi giorni verranno messi a disposizione i moduli da inviare alla Sasi. E’ solo il primo passo per l’instaurarsi di un contenzioso che potrebbe allargarsi a macchia d’olio. 

“I cittadini denunciano una situazione insostenibile”, dice l’avvocato Vittorio Ruggieri, vice coordinatore del Codacons,“l’acqua viene erogata solo due ore al giorno, dalle 7 alle  9. E’ un  problema serio che deve essere risolto: non si può pagare un servizio che di fatto non viene fornito”. 

Per non parlare delle interruzioni causate dai guasti nella rete idrica, purtroppo all’ordine del giorno trattandosi di condutture vetuste e colabrodo.  E sarà sempre peggio finchè non ci saranno quegli importanti interventi infrastrutturali annunciati a più riprese e che in tanti invocano. 

“Cambiano le stagioni, cambia il clima, ma la situazione del servizio idrico integrato no”, commenta Azione Civile Abruzzo, il  movimento fondato dall’ex pubblico ministro Antonio, “basta andare sul sito o sulla pagina Facebook della Sasi per leggere la solita litania di chiusure e interruzioni. Di fronte al razionamento idrico, alla non erogazione dell’acqua per tantissime ore, il cittadino rimane praticamente da solo. Ma non stiamo parlando di una merce qualsiasi, stiamo parlando del bene per eccellenza. Di un diritto vitale, non di un lusso per pochi. L’acqua deve essere realmente bene comune e di tutti. Basta emergenze. E’ obbligatoria una svolta. Un piano immediato di investimenti, pubblico e partecipato nelle scelte, e che sia sottoposto periodicamente a verifica da parte della cittadinanza. E la gestione deve essere totalmente pubblica, partecipata e trasparente. Aziende come la Sasi e l’Aca non devono essere più governate dai partiti e nei palazzi ma devono avere una gestione popolare”.

Anna Bontempo (Il Centro)

 

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