Indotto in crisi. Cinquantasei posti a rischio fra Sam e Cbi. SAM. Il 6 luglio alla Sam di San Salvo hanno ricevuto la comunicazione dell’avvio della procedura di licenziamento collettivo. Entro 45 giorni occorre trovare una soluzione alternativa e magari nuovi acquirenti. Quest’ultima ipotesi al momento pare la via di salvezza per l’azienda metalmeccanica che ha sempre lavorato solo per la Denso.
A spingere la Sam a chiudere non è certo la mancanza di ordinativi, ma piuttosto una situazione debitoria ormai insostenibile. Il dottor Fabrizio Citriniti, che ha la procura dalla Sam, ha ribadito che le motivazioni della chiusura sono da ricondurre a una gravissima e irreversibile crisi economico-finanziaria determinata da un rapporto commerciale sbilanciato con l’unico cliente Denso.
L’azienda, si trova oggi ad avere un indebitamento assolutamente sproporzionato rispetto al fatturato e ai ricavi. Il sindaco di San Salvo, Tiziana Magnacca cerca soluzioni. Pare ci siano imprenditori interessati all’acquisto. Il 30 luglio è in programma un nuovo incontro per fare il punto della situazione.
La vertenza Sam è totalmente anomala. Lo stabilimento anche adesso lavora a ciclo continuo e non ha crisi di commesse. CBI .Ben diversa è invece la situazione alla Cbi di Gissi. In questo caso a mancare sono gli ordinativi. I costi di gestione sono elevati. I responsabili della fabbrica che produce ventilatori industriali, hanno avuto con l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Mauro Febbo.
Al tavolo c’erano Dario Melò, direttore generale della Cbi, Francesco Sormani, componente del consiglio di amministrazione Cbi, Luigi Sabatini, consulente aziendale e il sindaco di Gissi, Agostino Chieffo. I rappresentanti della Cbi stanno valutando di mettere in campo azioni concrete per individuare strumenti alternativi tesi a ridurre i costi di gestione.
Paola Calvano (Il Centro)