Gli ultimi fatti sulla discarica sequestrata a Valle Cena nel polo impiantistico del Civeta imporrebbero una seria e severa riflessione. Azione Civile già nei precedenti comunicati ha sollevato una serie di interrogativi sulla gestione, e su come si è arrivati al sequestro preventivo. Alla luce di quanto accaduto di recente crediamo sia doveroso ampliare ancor di più gli interrogativi. Alcune inchieste giornalistiche, che hanno anche reso di dominio pubblico la lista delle aziende che hanno conferito oggetto delle indagini della magistratura, hanno disegnato un quadro a tinte fosche e a tratti inquietanti della situazione della discarica sequestrata. Un quadro che si aggrava con l’articolato intervento del direttore del Civeta.
Nei giorni successivi a queste inchieste un nuovo (doppio!) incendio ha colpito la discarica stessa. La lista resa nota in un servizio del TGR-RAI vede, oltre aziende locali ben conosciute e di grande peso che hanno rapporti con molte amministrazioni pubbliche, aziende che negli anni hanno avuto una vita a dir poco travagliata. Troviamo aziende criticate da comitati e movimenti ambientalisti per la situazione dei territori in cui operano, altre citate in inchieste della magistratura, diverse che negli anni hanno subito incendi anche enormi. Ma di tutto questo nel dibattito, se così si può definire, politico non ne vediamo traccia.
Dove troviamo, in maniera più o meno diretta e “ufficiale”, dita puntate contro la procura di Vasto e il sequestro. Una posizione che non è minimamente condivisibile e che contiene elementi non corroborati dai fatti. Abbiamo già evidenziato, e lo ripetiamo, che non capiamo come si possa pensare di sostenere l’idea di chiedere il dissequestro della discarica mentre si sta ancora indagando su qualità e quantità dei rifiuti. Come si può indagare su una massa enorme di rifiuti, e anche su come sono stati conferiti, se ci si aggiungono altri? Il sequestro preventivo non è una scelta discrezionale del giudice, buttata lì a caso. Viene disposto in ben precisi casi e rispondendo a determinate esigenze oggettive. Esiste poi un’ampia giurisprudenza e dottrina sulla sua natura.
Non viene imbalsato niente, nulla viene totalmente bloccato. E non corrisponde al vero che sequestro preventivo sia uguale ad abbandono. Anzi. La legge prevede, tra l’altro, possibilità di essere parte attiva da parte del proprietario. E la nomina di un custode giudiziario che è posto a tutela anche dell’integrità di quanto sequestrato. Il direttore del Civeta ha mai chiesto interlocuzione al custode giudiziario sollevandogli la necessità degli interventi che ha reso pubblica? Quanti di questi si potevano (e probabilmente dovevano) effettuare prima del sequestro? Perché allora non sono stati realizzati? La parte d’opposizione consiliare cupellese che da settimane punta il dito sul sequestro e la procura, affermando anche dopo il doppio recente incendio che deve interessarsi e muoversi, quasi a voler intendere che finora sia rimasto totalmente inerte e passiva sulle sorti di Valle Cena, ha mai chiesto interlocuzione e provvedimenti al custode giudiziario? Perché non è stato chiesto, se non en passant in un recente comunicato e dopo aver battuto e ribattuto sulla richiesta di dissequestro, un suo intervento magari proponendo di discutere una qualche progettualità d’intervento sulla terza vasca?
Azione Civile, movimento fondato dall’ex pm e oggi avvocato antimafia Antonio Ingroia, si schiera totalmente con la Procura di Vasto e gli inquirenti. La loro azione, il loro (come specificò nel comunicato sul sequestro il Procuratore stesso) mettere i diritti costituzionali alla salute e all’integrità ambientale al primo posto, va apprezzata e sostenuta. La politica, se vuole essere tale, dovrebbe schierarsi al suo fianco, interrogarsi su come si è potuto arrivare a questo punto e sulla gravissima situazione dell’impianto.
E, come già specificato prima, sui protagonisti dei conferimenti extra consortili finiti nel mirino dell’inchiesta. Altro che dito puntato contro la Procura, per Valle Cena ci vuole reale chiarezza, su tutto e senza sconti, verità e giustizia. E, a proposito di (mancata) chiarezza, un’ultima domanda. Diversi giorni fa il PD provinciale ha dichiarato in un comunicato che, contrariamente a quanto aveva comunicato il sindaco di Cupello, non erano stati riaperti i cancelli dopo l’ordinanza regionale. Alla stampa il commissario straordinario ha riportato una situazione totalmente opposta. Come è stato possibile un intervento politico smentito a stretto giro?
Azione Civile Abruzzo