Negli anni ‘60 fu la prestigiosa Tenax guidata da Tonino Pacchioli a portare alto il buon nome di San Salvo in campo calcistico. Si allenavano da soli a tarda sera, ma sapevano farsi onore nelle cruenti “battaglie” con Cupello, Celenza, Montenero, Fresagrandinaria e Palmoli. Solo una volta rimediarono una figuraccia; non per niente è rimasta incisa negli annali del calcio salvanese. Il comitato della festa di San Donato patrono di Celenza sul Trigno inviò alla Tenax l’invito a partecipare al torneo tra le squadre dei paesi del circondario. Prima sfida in programma: Celenza sul Trigno-TenaxSan Salvo. Tonino Pacchioli, capitano tuttofare, noleggiò un autobus per il trasferimento da San Salvo a Celenza sul Trigno. Il pranzo in trattoria non tutti potevano permetterselo, perciò il capitano organizzò una scampagnata all’aria aperta. Riempì uno spazioso canestro con due grosse vendricìne, braciole di castrato, melanzane ripiene, fagioli con le cotiche, un cocomero di parecchi chili, una cassetta di fichi renniciàll, pane, posate, bicchieri, piatti. Non poteva ovviamente fare a meno di portare una damigiana di buon vino cotto (lu sgàbbie). Venne l’ora del pranzo: pancia mia fatti capanna; divorarono tutto quello che avevano portato; tracannarono tutto il vino. Le guance e gli occhi dei giocatori ardevano come carboni accesi: risate, scherzi, barzellette e battute pesanti, alla portata di tutti. In preda ad un leggero sonno, si cambiarono sotto una quercia e si avviarono verso il campo sportivo. Le due squadre entrarono nel campo tra due ali di folla. Appena l’arbitro dette fiato al fischietto, il centravanti del Celenza, palla al piede, giunse al limite dell’area di rigore e lasciò partire un tiro morbido. Il portiere salvanese De Luca, che per le sue spettacolari acrobazie veniva chiamato “Il lupo”, non riuscì a toccare la palla nemmeno con un dito. Pallone al centro, ma subito i padroni di casa misero il sigillo sul 2-0. “Lupo” rimase fermo a guardare il pallone che finiva in rete. La squadra salvanese era stanca, affaticata; le gambe non volevano saperne di muoversi Prima della fine del primo tempo, il terzino del Celenza con un destro trafisse il portiere. Nella ripresa il Celenza andò a segno altre cinque volte; non volle infierire ancora sui giocatori avversari privi completamente di forza. Mentre i giocatori della Tenax a testa bassa varcarono la soglia del cancello del campo di gioco per tornare all’autobus, trovarono ad attenderli un gruppetto di tifosi, che li accolse al grido: Vi sete ‘mbriachìte, sète fitt schefe, iàt’ a zappà, abbruvugnàtive, iàtive riculà a Agnàune. (Vi siete ubriacati, avete fatto schifo, andate a zappare, vergognatevi, andate a farvi fondere ad Agnone). Nessuno ebbe il coraggio di replicare. A testa bassa ripresero l’autobus per San Salvo. Il calcio è fatto di cose belle, brutte, divertenti. Tutto può succedere. In un giorno di festa, la formazione biancorossa, si fece prendere dall’euforia giovanile. Un giorno da dimenticare, ma che non scalfisce il valore delle imprese sportive compiute dalla squadra biancorossa.
Michele Molino