Recinzioni, cancelli, tettoie di legno, rimesse per attrezzi, box e perfino un’area per la sosta delle auto. Sono le opere abusive realizzate da due privati cittadini e da un imprenditore in località Canale, lungo la costa vastese e ora oggetto di tre distinte ordinanze di demolizione con contestuale ripristino dello stato dei luoghi.
I provvedimenti, emessi dal dirigente della sezione urbanistica comunale, Stefano Monteferrante lo scorso 23 agosto, arrivano a distanza di circa quattro anni dai sopralluoghi effettuati dal personale tecnico dell’ente e dopo una copiosa corrispondenza intercorsa fra il comune di Vasto, la Provincia (che risulta essere l’attuale proprietaria dei terreni dati in concessione ai privati 40 anni fa dalle Ferrovie dello Stato) e la Ferservizi spa.
Che in località Canale, in uno dei tratti più belli e selvaggi della costa vastese, fossero state realizzate una serie di opere abusive che nel corso degli anni hanno ostacolato la libera fruizione di quel pezzo di scogliera, è cosa nota e da sempre oggetto di polemica. Cancelli, recinzioni e reti metalliche allestiti dai privati con la giustificazione di impedire l’abbandono di rifiuti, l’occupazione e il passaggio di animali selvatici, devono ora essere rimossi.
I destinatari hanno 90 giorni di tempo (dalla notifica dei provvedimenti) per demolire le strutture realizzate senza autorizzazione – fra cui quella paesaggistica – e per ripristinare lo stato dei luoghi. Ma arrivare ai provvedimenti non è stato affatto facile, come ha ricordato nei giorni scorsi il gruppo “Avanti Vasto”, che due anni presentò una mozione approvata dal consiglio comunale il 18 ottobre 2017 con i soli voti della maggioranza di centrosinistra.
Il problema che si trascinava da anni, con tutto il corredo di polemiche estive, ha avuto una improvvisa accelerata nel 2018 con le procedure di esproprio della tratta ferroviaria dismessa per la realizzazione della pista ciclopedonale della Via Verde. In quella occasione vennero rilevate, sulle medesime aree, opere ed occupazioni abusive. In tutti i casi vennero contestati “interventi realizzati su suolo di proprietà di enti pubblici, in assenza di idoneo titolo abilitativo e delle preventive autorizzazioni”. In un caso i tecnici comunali contestarono anche l’allestimento di un’area recintata adibita a sosta per le auto.
Anna Bontempo (Il Centro)