Offendere su Facebook o attraverso qualsiasi altro social network può costare caro. Oggi nelle aule del Tribunale di Vasto riprendono le udienze. Sono diversi i processi per diffamazione a carico di indagati del Vastese,che saranno discussi in questi mesi. La nascita dei social network ha radicalmente e drasticamente rivoluzionato le abitudini di vita di moltissime persone, tanto da andare a creare una vera e propria realtà parallela.
Spesso però le opinioni scadono nel volgare o addirittura offendono. Diversi i politici finiti nel mirino. La violenza verbale è diventata una consuetudine. Il caso Jovanotti , costellato di denunce, annovera anche qualche denuncia per diffamazione. Negli ultimi dieci anni la tecnologia, e quindi anche i social network, hanno assunto un ruolo centrale, ridisegnando i rapporti interpersonali.
Facebook, piattaforma attraverso la quale l’utente può interagire con tutti comunicando pensieri, immagini o video, allargando il suo raggio d’azione, ha creato una sorta di gigantesco megafono con il quale si esternano, opinioni, rancori, simpatie e antipatie. Molto spesso nel mirino finisce chi amministra o chiunque decida di portare avanti una battaglia civile.
Ne sa qualcosa Antonio Turdò presidente del Comitato Pro Trignin , costretto a denunciare un trentenne che non condividendo la sua opinione, lo ha irriso lasciandosi andare a considerazioni poco gentili. Il legislatore, analizzando analiticamente e asetticamente il fenomeno in così larga ascesa, applica il reato previsto dall’art. 595 c.p.( diffamazione) anche ai casi in cui è commesso per via telematica o informatica.
” Il reato è equiparato alla diffamazione a mezzo stampa”, dice il giudice Michelina Iannetta che a Vasto si è occupata e dovrà occuparsi ancora di diversi casi di diffamazione su fb. ” Il reato è diffamazione aggravata, perchè viene utilizzato un mezzo pubblicitario”, specifica il magistrato. Fondamentale è stata la sentenza del 2 gennaio 2017 della Corte di Cassazione che ha chiarito che, chiunque comunicando con più persone, offende, è punibile con la reclusione fino ad un anno o severe pene pecuniarie. Quella sentenza ha sancito che il web non è uno spazio stile Far west nel quale dare sfogo a qualsiasi istinto .” In caso di condanna “, spiega il giudice Iannetta “nonostante l’aggravante prevista dal comma 3 dell’articolo 595, se in giudizio c’è una persona incensurata , comportato l’irrogazione di pene pecuniarie più il risarcimento alla parte civile”.
Spesso si tratta di cifre importanti. La casistica è varia. Per aver pubblicato sul profilo di un’attività di ristorazione apprezzamenti piuttosto pesanti nei confronti degli agenti della polizia locale, un vastese è stato condannato a 6 mesi di reclusione.
Paola Calvano (il centro)