Si apre una settimana decisiva per la Transumanza: il Comitato Mondiale dell’Unesco, riunito a Bogotà in Colombia da oggi 9 dicembre, deciderà se includere tale pratica nella Lista dei Patrimoni Culturali Immateriali Mondiali dell’Umanità. La Transumanza è una antica pratica della pastorizia che consiste nella migrazione stagionale del bestiame lungo le rotte migratorie nel Mediterraneo e nelle Alpi. Tale tradizione affonda le sue radici sin dalla preistoria e si sviluppa in Italia anche tramite le vie erbose dei “tratturi”, ancora in uso tra Molise e Puglia.
La candidatura all’Unesco della Transumanza è stata avanzata nel 2017 da Italia (capofila), Austria e Grecia ed il dossier è stato elaborato da un pool di esperti guidato dal professor Pier Luigi Petrillo. La proposta unisce tutta l’Italia dalle Alpi al Tavoliere: le comunità emblematiche indicate nel dossier come luoghi simbolici della transumanza sono diverse tra cui i comuni di Amatrice (Rieti) da cui è partita la candidatura subito dopo il devastante terremoto, Frosolone (Isernia), Pescocostanzo e Anversa degli Abruzzi in provincia dell’Aquila, Lacedonia in Alta Irpinia in Campania, San Marco in Lamis e Volturara Appula (il paese del Premier Conte) in provincia di Foggia.
A decidere saranno i delegati di 24 Stati: Armenia, Austria, Azerbaijan, Cameroon, Cina, Colombia, Cuba, Cipro, Djibouti, Guatemala, Giamaica, Giappone, Kazakhstan, Kuwait, Libano, Mauritius, Olanda, Palestina, Filippine, Polonia, Senegal, Sri Lanka, Togo e Zambia. Nel frattempo è forte l’aspettativa nei nostri territori rurali: oggi a Roma, negli spazi Wegil a Trastevere, Regione Lazio, Arsial e Camera di Commercio promuovono ”Lungo le vie dei pastori” per avvicinare adulti e bambini al mondo pastorale e sostenere ”La transumanza nella tentative list dei siti Unesco del Lazio”.