“A Vasto l’acqua c’è e se ne spreca tantissima. E’ quella trasportata dall’Acquedotto delle Luci che fino alla fine degli anni venti del secolo scorso ha garantito il soddisfacimento delle esigenze alimentari ed igieniche di oltre 12mila vastesi”. Davide Aquilano, presidente di Italia Nostra, sottolinea l’importanza dell’ opera idraulica sotterranea lunga due chilometri, da Sant’Antonio Abate alla Loggia Amblingh, che per molto tempo ha garantito l’approvvigionamento idrico della popolazione.
Si tratta di una struttura imponente, realizzata prevalentemente in opera laterizia, tornata alla ribalta in questi giorni grazie alla mostra allestita dall’associazione che si batte per la tutela del patrimonio storico ed architettonico nella saletta Mattioli che fino a ieri, giorno in cui ha chiuso i battenti, è stata meta di tantissimi visitatori, rimasti affascinati dalle foto inedite e suggestive esposte.
“L’acqua a Vasto si spreca ed i vastesi rimangono senz’acqua: non si tratta di un apparente paradosso, ma di una reale, concreta, amara verità”, dice Aquilano, “si tratta dell’acqua trasportata dall’Acquedotto delle Luci, che ha garantito il soddisfacimento delle esigenze alimentari ed igieniche di oltre 12.000 vastesi fino alla fine degli anni venti del secolo scorso. Certo, il consumo pro-capite di oggi è notevolmente superiore a quello di cento anni fa, ma si tratta comunque di una quantità enorme di acqua che va dispersa, mentre potrebbe essere utilizzata per innaffiare le piante delle aree verdi, creare uno stagno degno di tal nome nella villa comunale, pulire le strade, riempire le autobotti dei vigili del fuoco, ecc… In questo modo si eviterebbe di sottrarre una grande quantità d’acqua potabile, che rimarrebbe nelle condotte a disposizione delle esigenze meramente igieniche ed alimentari dei cittadini. Si tratta di operazioni fattibili in maniera immediata e senza costi aggiuntivi, visto che gli sbarramenti per accumulare l’acqua da tirar fuori con le pompe ci sono ancora”, aggiunge il presidente di Italia Nostra, “queste piccole dighe sono state infatti utilizzate fino a qualche decennio fa per svolgere tali funzioni e si è smesso di usarle perché di acqua nella rete idrica all’epoca ce n’era in abbondanza. Oggi, purtroppo, non è più così, sia per l’aumento del numero degli utenti e del consumo pro-capite sia per le enormi perdite delle condotte lungo tutto il percorso”.
Anna Bontempo (Il Centro)