Era stato annunciato ed ora trova sempre più concretezza la volontà dell’Amministrazione comunale di San Salvo di intitolare una strada a Bettino Craxi. La via è stata identificata. Si tratta di Via Sterparo, la strada a nord della città che divide Eurospin da Acqua & Sapone.
Per ora è solo una proposta, come definito dalla delibera di giunta e che avrà seguito solo dopo l’autorizzazione da parte del Prefetto di Chieti.
Queste le motivazioni scritte nere su bianco nella delibera di giunta.
- Ritenuto che, trascorsi venti anni dalla morte di Bettino Craxi, siano un tempo sufficiente per iniziare a consegnare alla storia il suo percorso politico e di uomo delle istituzioni italiane;
- Considerato che l’Amministrazione Comunale nell’intitolare questa via a suo nome vuol evidenziare il valore del ruolo di Craxi nella storia repubblicana con l’affermazione del diritto di un governo sovrano in ambito internazionale, dell’insostituibile valore della sovranità popolare, della laicità dello Stato, con la firma del nuovo Concordato rispetto alla Chiesa cattolica e della libertà nella scelta nell’educazione religiosa, e nel contempo riconoscendo il valore del cattolicesimo nella storia e nelle tradizioni degli italiani e dell’impegno attivo della Chiesa nella vita nazionale;
- Ricordando le sue battaglie nell’affermare la necessità, da politico illuminato e accorto, in un sistema democratico e proporzionale, di affrancare il Psi dal ruolo di parente povero della sinistra italiana, con l’affermazione del leaderismo rispetto alle correnti, che avevano caratterizzato fino ad allora il percorso di quel partito, e maturando la convinzione di autonomia dei socialisti seppur nel radicamento della sinistra;
- Ribadito come Craxi in materia economica interna seppe fare scelte coraggiose nel sostenere il taglio della scala mobile al fine di ridurre l’inflazione, segnando il momento più alto dello scontro a sinistra con la Cis, la Uil e la parte socialista della Cgil che si espressero favorevolmente, avendo ragione poi con la vittoria schiacciante del sì al referendum popolare, mentre in ambito politico ed economico fu un forte assertore che il debito del terzo mondo contribuisce a creare le diseguaglianze dividendo il mondo.