Pensiamo positivo.
Siamo così presi da mille pensieri (e chi non ne ha), da perdere di vista le cose più semplici con le quali veniamo ogni giorno a contatto.
La porta che cigola e che avrebbe bisogno di essere oleata, rimettere a posto i libri o le riviste (per chi ha l’abitudine di leggere), conversare un po’ di più con il coniuge e i figli (per chi li ha entrambi o almeno uno dei due, diventa difficile per chi non ha né l’uno né gli altri), magari non fare semplicemente nulla, assolutamente nulla.
Cosa abbiamo da temere in questi giorni da non poter o voler restare a casa?
Questa maledetta abitudine di dover fare per forza qualcosa.
Prendiamoci più tempo, recuperiamo le occasioni perdute.
Per chi come me è abituato a dormire poco, a rispondere al telefono a chi ha sempre qualcosa da dirti dall’altra parte del filo (come si usava dire prima che arrivassero i prosaici telefonini), o a dover sempre sapere tutto di ciò che accade fuori dalla porta di casa, non è facile.
Ma per il rispetto che devo agli altri non devo uscire.
Abbiamo tutti gli strumenti per restare in casa.
Io non mi annoio. Non ho il tempo per farlo perché mi prendo il tempo per godermi la casa che qualche volta è solo un albergo.
Si dice che nessuno sappia cosa nascondino le mura domestiche. La cronaca ci consegna purtroppo triste e insospettabili vicende. Invertiamo la rotta. Preoccupiamo anche un po’ degli altri.
In casa non abbiamo nulla da temere e aiutiamo quelli della porta a fianco, con noi e come noi, a riscoprire la dolcezza della casa, anche con le sue crepe e le mura da ridipingere.
Pensiamo positivo, casa dolce casa.
Pino Cavuoti
