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Paolucci: “Si facciano i test agli operatori venuti a contatto con i pazienti positivi al Covid-19”

Provvedere con urgenza “a garantire le misure minime per il contenimento del contagio ed a tutela della salute” di medici, infermieri e di tutto il personale sanitario sul fronte in queste settimane di emergenza coronavirus, che violando la legge, “non vengono sottoposti a test di conferma Covid-19 nemmeno a seguito di contatto stretto con caso confermato, con la conseguenza che gli ambienti sanitari sono, ad oggi, luoghi a più alto rischio di contagio per l’intera popolazione che vi entra in contatto”, e che “sono costretti ad operare in molti casi in dichiarata assenza di dispositivi individuali di protezione”, come mascherine guanti, tute e gel disinfettante.

Dalle polemiche, lamentele rimaste in corsia, preoccupazioni, e tanti appelli finiti nel vuoto, i medici passano alle vie di fatto: una diffida a firma dell’avocato Rossella Ferrara del foro di Chieti, per conto della Confederazione italiana medici ospedalieri (Cimo) Abruzzo, è stata inviata ai direttori generali delle quattro Asl, al presidente della Regione Marco Marsilio, e ai quattro prefetti abruzzesi.

Per molti è l’anticamera di azioni legali più forti se la carenza di dispositivi di sicurezza, in particolare mascherine, non verrà sanata ed i test Coronavirus per medici ed operatori non verranno avviati in maniera strutturale.

Appresa notizia della diffida, l’ex assessore regionale alla sanità e capogruppo Silvio Paolucci, commenta che “purtroppo questa diffida è una logica conseguenza di quello che accade dentro le strutture. Faccio ancora una volta appello alle Aziende sanitarie abruzzesi perché stiano vicine al personale, garantendo adeguate azioni di contenimento e sorveglianza per loro e per i famigliari, non facendolo restare mai sguarnito dei dispositivi di protezione ed eseguendo i tamponi laddove necessario”.

E aggiunge: “Ricordo che il presidente Marsilio, venuto a contatto con il collega Nicola Zingaretti contagiato dal virus, è stato sottoposto a tampone cautelativo, ma così non avviene invece per i nostri operatori. Allo stesso modo alcuni dpi, tra cui mascherine  FFP2  e 3, che vediamo in foto e in televisione essere indossati anche da esponenti politici non sono allo stesso tempo nelle disponibilità di tutti i nostri operatori. Pertanto senza alzare ulteriormente i toni ma bisogna dare una risposta concreta”.

Da parte sua l’assessore regionale della Sanità in carica, Nicoletta Verì, della Lega, in una giornata infernale che ha registrato un’ulteriore impennata dei contagi in Abruzzo, spiega che “massimo è l’impegno, e tutto il possibile si sta facendo per garantire a tutto il personale sanitario i dispostivi di protezione, e per somministrare tamponi, dando priorità a medici e infermieri”.

Solo una delle emergenze, nell’incubo che l’Abruzzo come l’Italia e l’Europa sta vivendo. “Stiamo raggiungendo il picco di ricoveri, e abbiamo carenza di personale. Arriveremo al punto di dover spostare i pazienti da un azienda sanitaria all’altra”. 

Nella diffida dell’avvocato Ferrara, per conto del sindacato Cimo, si sollecitano innazitutto le quattro Asl “al rispetto puntuale della normativa di riferimento e sopravvenuto nel contesto emergenziale corrente”, “ad adottare adeguate misure di contenimento del contagio”, “a richiedere con urgenza e senza ulteriori ritardi il test diagnostico COVID-19, quanto meno, per tutto il personale che ha comunicato contatti stretti con casi confermati quale unica misura, allo stato, efficace ai fini del reale contenimento del contagio ed a tutela della salute dei lavoratori e di terzi”.

Inoltre “ad adottare tutte le misure generali di tutela della salute e della sicurezza dei sui luoghi di lavoro ex art 15 Tusl e le misure tecniche organizzative e procedurali più idonee alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori comunque esposti al rischio di cui in oggetto ivi compresa l’effettuazione senza ulteriori ritardi del test di conferma Covid-19 a tutti i dipendenti che riferiscano di contatto stretto con caso confermato”.

Infine, non da ultimo, “in ogni caso fornire idonei dispositivi di protezione individuali qualitativamente e quantitativamente conformi a garantire dal rischio come sopra individuato anche qualora non valutato”, “a dare seguito all’obbligo di trasmissione delle denunce di infortunio e dei certificati all’Istituto assicuratore ed all’adempimento di tutti gli ulteriori obblighi su di esso Datore gravanti ex pdr 1124/65 cui la fattispecie afferisce.”

Per quanto riguarda il presidente Marsilio e l’assessore Verì la diffida è volta a far “attivare e favorire, senza indugio, l’organizzazione e l’apertura di Laboratori o comunque ad individuare Laboratori anche fuori regione idonei ad effettuare test diagnostici in numero sufficiente alle necessità del personale sanitario dell’intera Regione Abruzzo”.

Ed anche “a controllare e vigilare che presso tutte le Asl regionali vi sia il rispetto della normativa di emergenza vigente nonché di tutta quella a tutela e salvaguardia della salute dei lavoratori e della sicurezza sui luoghi di lavoro e dunque il rispetto di tutti gli obblighi di cui al decreto legge 81 del 2008″. 

Infine si invitano i prefetti ad esercitare ogni e più opportuno potere d’ordinanza affinché “le Aziende sanitarie adempiano a quanto diffidato. loro nel rispetto delle norme vigenti ed affinché le medesime Aziende e le Autorità regionali provvedano senza indugio all’effettuazione dei test diagnostici Covid-19 in misura adeguata a quanto necessario e comunque a quanto già prescritto dalle disposizioni vigenti”.

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