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Fumi a Punta Penna, per gli ambientalisti necessarie indagini rapide

Una denuncia contro ignoti per il reato di molestie olfattive. L’Arci traccia un percorso dopo le ultime segnalazioni sulla qualità dell’aria a Punta Penna, area dove la zona industriale convive con la riserva di Punta Aderci, una delle mete più gettonate del turismo naturalistico. L’antica querelle è tornata alla ribalta nei giorni scorsi quando i residenti hanno avvertito nuovamente un odore acre che provoca bruciore alla gola e secchezza alle narici.

Qualcuno ha anche  immortalato con un video un fumo denso che fuoriusciva da uno dei comignoli della zona industriale. In quella occasione l’assessore all’ambiente Paola Cianci aveva confermato che le segnalazioni circa gli odori nauseabondi sono diventati sempre più frequenti e annunciato uno studio mirato sulla qualità dell’aria affidando l’incarico ad un professionista.

Credo sia la strada giusta, ma arriva in netto ritardo rispetto ad una problematica che và avanti ormai da troppi anni”, commenta Lino Salvatorelli, presidente dell’Arci, una delle associazioni da sempre in prima linea per la difesa dell’ambiente, “delle emissioni avvertite con sempre più frequenza dai residenti di Punta Penna e dalle migliaia di persone che in estate frequentano l’omonima spiaggetta si parla dal 2005. Nel frattempo la problematica si è ulteriormente aggravata. I cittadini hanno diritto di sapere cosa respirano e cosa viene immesso nell’aria”, prosegue Salvatorelli, “potrebbe essere una inchiesta della magistratura ad accertare se siamo in presenza del reato di molestia olfattiva. Chi dovrebbe presentare la denuncia? Potrebbe essere il sindaco, nella sua veste di massima autorità sanitaria, ad informare l’autorità giudiziaria”.

Si tratta di un percorso non certo privo di ostacoli. Le prime emissioni risalgono al 2005, anche se i primi accessi al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Vasto ci furono nel 2009 quando alcuni addetti dell’impianto di depurazione vennero colti da malore a causa delle sostanze irritanti presenti nell’aria della zona industriale. A distanza di 15 anni non solo non è ancora stata individuata la sostanza che,  , in presenza di particolari agenti atmosferici (soprattutto venti provenienti da nord-ovest) provoca secchezza alla gola e bruciore agli occhi, ma non è mai stato effettuato un monitoraggio.

Anna Bontempo (Il Centro)

 

 

 

 

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