Ai rifiuti che normalmente abbondano per strada (soprattutto plastica), si sono aggiunti in questi giorni di pandemia anche mascherine e guanti usati. Si trovano dappertutto, ma è più facile rinvenirli lungo marciapiedi, giardini, scalinate, piazzali di supermercati e davanti agli ingressi degli uffici postali.
Molte le segnalazioni dei cittadini che, uscendo di casa per andare in farmacia o nei centri commerciali per l’acquisto di beni di prima necessità, si imbattono con questi rifiuti speciali che, oltre ad essere pericolosi, se non smaltiti correttamente, vanno ad alimentare l’enorme problema dell’inquinamento marino. Plasmix, lattice, poliestere, polipropilene: una caterva di materiali “sporchi” che finiranno col deturpare in modo per lo più irreversibile l’ecosistema.
Legambiente, che ha lanciato l’allarme a livello nazionale, parla di comportamenti “incivili ed inaccettabili. Gettare a terra questi presidi sanitari”, sostengono dall’associazione ambientalista, “non è solo scorretto ed indecente, ma in caso di contaminazione indiretta, perfino pericoloso”.
Legambiente raccomanda quindi di sigillare accuratamente in sacchetti dedicati questi presidi sanitari, per poi smaltirli correttamente nell’indifferenziato. Sull’argomento è intervenuta anche l’associazione Iustitia Nova che ha scritto all’assessore alle politiche ambientali, Paola Cianci chiedendo di prevedere una campagna di informazione e di sensibilizzazione sul tema, un fenomeno che, in questi mesi di emergenza sanitaria, ha assunto dimensioni rilevanti.
“I dispositivi sanitari sono molto resistenti proprio perché devono garantire protezione a chi li usa”, sostiene il segretario provinciale Orlando Palmer, “abbandonati nell’ambiente, potrebbero restare integri per decine di anni. L’inquinamento da mascherine rischia di diventare un altro effetto collaterale della pandemia da Covid 19 “.
Anna Bontempo (Il Centro)