“E’ stata una esperienza che mi ha arricchito molto dal punto di vista professionale ed umano, ma la cosa che più mi ha colpita è stata la telefonata del capo dipartimento della protezione civile, Angelo Borrelli”. Loredana Manso, chirurgo al San Pio di Vasto, racconta le tre settimane trascorse all’Ospedale di Desenzano, in provincia di Brescia, uno dei territori più colpiti dalla pandemia da coronavirus.
Partita il 27 marzo con il primo contingente di 22 medici, la dottoressa vastese è rientrata in città il 15 aprile, “scortata” da una macchina della protezione civile che Borrelli le ha voluto mettere a disposizione dopo aver saputo che aveva perso l’autobus per Vasto e che prima di fare rientro in città sarebbe dovuta restare a Roma diverse ore.
“Mi ha chiamato alle 7.30 del mattino per scusarsi dell’inconveniente e dei disagi subiti”, racconta Loredana Manso, “all’inizio stentavo a credere che all’altro capo del telefono ci fosse Borrelli. Non me lo sarei mai aspettato. Sono rimasta piacevolmente sorpresa perché è rimasto a lungo al telefono. Abbiamo chiacchierato e scambiato impressioni. Si è preoccupato per il mio rientro, al punto di mettermi a disposizione una macchina della protezione civile con l’autista. A Desenzano mi sono trovata benissimo, ho trovato colleghi molto accoglienti. E’ stata una esperienza molto arricchente: ho avuto la conferma di quello che ho sempre pensato”, prosegue, “cioè che è estremamente positivo cambiare posto di lavoro, soprattutto in un momento in cui si può essere utili agli altri. Cosa mi ha spinto a lasciare il mio reparto ed andare al nord? La voglia di dare una mano. In un momento in cui la chirurgia di Vasto aveva subito un drastico rallentamento delle attività, ho sentito il desiderio di partire per dare una mano ai colleghi della Lombardia alle prese con la pandemia, anche se una volta arrivata a Desenzano ho dovuto svestire i panni della chirurga per fare l’internista. Ho trovato molto organizzazione e tanta accoglienza. Sono state delle settimane molto intense, in cui si è lavorato tanto, senza mai guardare l’orologio. Solo nell’ultima settimana i ritmi sono diventati meno sostenuti. In tutto questo periodo sono stata costantemente supportata dalla mia famiglia che non mi ha mai fatto mancare il suo sostegno. E’ stata mia figlia Giada a dirmi del bando della protezione civile”, conclude il medico, “non ci ho pensato su due volte: ho fatto la domanda e dopo qualche giorno ero già in viaggio con altri miei colleghi”.
Loredana Manso non è l’unico medico di Vasto che ha risposto all’invito della protezione civile. Anche Pasqualino Litterio, primario del reparto di Neurologia al San Pio, ha dato la sua disponibilità e il 2 aprile scorso è partito alla volta di Torino. Destinazione: Ospedale Covid Martini. Anche per lui, rientrato a Vasto martedì, sono state settimane molto intense, ma ricche sul piano umano e professionale.
Anna Bontempo (Il Centro)