In passato, tutta la popolazione di San Salvo, partecipava ai festeggiamenti in onore del patrono San Vitale. Il 28 aprile, si svolgevano messe solenni, lunghe processioni, concerti di musica classica, gare di tiro a piattello, fuochi pirotecnici, fiera del bestiame, partite di calcio, il gioco della cuccagna e delle rane (li ranùcchie).
Ma l’evento più atteso e più radicato nelle tradizioni locali era la corsa degli asini la carrire dell’ èsine.
Non per niente, si mobilitava l’intero paese per assistere all’originale sfida. Riportiamo di seguito una delle storielle risalenti ai primi anni ’60. La corsa prendeva il via a lu vurrìcce, nel piazzale antistante la cantina “ Gargheta” e s’inerpicava lungo le pendici della Madonna delle Grazie e della Fontana Vecchia.
Il traguardo era posto davanti alla rivendita “Sali e Tabacchi” del negoziante Michele crapacòtt, all’incrocio tra Via Fontana e via Fontana vecchia. Erminio (si omette il cognome) e il suo gruppetto di amici erano schierati tutti in prima fila, per vedere più da vicino gareggiare gli asini. Uno di loro si avvicinò a Erminio e gli disse:” Ermì chirr’ a la case e peije l’àsine che te pètrite, partìcipe a la carse, zi po’ vange ddu mendrecène gruss , ddu chele di stoccafèss, na damiggiàne chiàne di vène. (Erminio vai a casa e prendi l’asino che ha tuo padre e fallo gareggiare; si possono vincere due ventricine gigantesche, alcuni chili di stoccafisso, una damigiana piena di vino).
Erminio dopo aver esitato per qualche attimo, tornò a casa con una velocità pazzesca; senza premurarsi di avvertire il padre, slegò l’asino, balzò in sella e trottò fino alla linea di partenza. Appena il giudice dette il segnale di partenza, Erminio incitò l’asino, che con uno scatto sorpassò il gruppo.
Mancava una cinquantina di metri dall’arrivo, l’asino, che il padre di Erminio chiamava “Cannone”, improvvisamente cambiò percorso (ammurraije) ed andò ad infilarsi nel viottolo che portava all’abbeveratoio. A quel punto, Erminio, per far rientrare l’asino nell’itinerario della competizione, cominciò a percuoterlo energicamente con una frusta, ma l’asino “Cannone” drizzò le orecchie e s’impuntò. In pratica, arrivò al traguardo per ultimo. Ma la storiella ebbe un epilogo imprevisto.
Sentite! Erminio tirandosi dietro l’asino per la cavezza, si diresse verso casa molto amareggiato e deluso; non poteva mai immaginare quello che poteva succedere.
Il padre andò nella stalla per spalare il letame, ma non trovò l’asino. Subito pensò ad un furto. Stava imprecando e piangendo contro la malasorte, quando vide da lontano Erminio in groppa all’asino. A quel punto sbottò, imbestialito:” Disgrazijéte, mo ti facce pizz pizz, si pijète l’àsine e nin’ mi si dett niènde, penzàve ca l’avèven’ arrubbuòte, pè ppoche nin’ mi so morte”. (Delinquente, io ti farò a pezzettini; pensavo che l’asino me l’avevano rubato ; stavo svenendo).
Non soddisfatto, afferrò una pertica, che era lì a portata di mano e si avventò contro il figlio, il quale, vista la mala parata, abbandonò l’asino e se la dette rapidamente a gambe. Erminio ci teneva tanto a vincere; infatti, con i premi ricevuti (davvero succulenti) avrebbe potuto trascorrere una splendida serata con i suoi amici.
Michele Molino