“Nella giornata di ieri – riepiloga Marcozzi – sono state emesse tre (dis)ordinanze. La prima, la n.50 è stata prima fatta circolare su WhatsApp in una versione diversa da quella che è stata poi pubblicata. A questa, come abbiamo già raccontato, erano state tolte le apertura dei fiorai e vivai per la festa della mamma e quelle ad hoc di attività commerciali per i comuni di Bellante (TE) e Ortona (CH), rispettivamente per i giorni 2 maggio (Festa Patronale di Sant’Atanasio, Santa Croce e San Francesco di Paola) e 4 maggio (proprio in corrispondenza della festa del Perdono di San Tommaso). Punti che sono stati poi recuperati nella notte, quando è stata emessa la (dis)ordinanza n.52, che dà il via libera ad altre attività sportive e corregge alcune storture della n.50. Viene da pensare che la Giunta pubblichi ordinanze senza nemmeno leggerne il contenuto, dal momento che nel giro di poche ore sono stati costretti a correggerla. In mezzo a queste due, abbiamo la (dis)ordinanza n.51 che dà il libera tutti agli spostamenti nei Comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore, forzando la mano del governo che, per voce del Ministro Boccia, ha già chiesto di aspettare solamente fino al 18 maggio per fare pianificazioni e aperture calibrate sulle singole Regioni. Ma due settimane sono, evidentemente, troppe da aspettare quando i sondaggi a livello nazionale danno il centro destra, specialmente la Lega, in piena fase calante. Uno smacco che chi vive di propaganda non può accettare, a costo di prendersi il rischio di mandare nuovamente in tilt il sistema sanitario abruzzese, che già una volta ha dimostrato di non essere in grado di gestire un’emergenza sanitaria a causa della pessima organizzazione data proprio dalla Giunta Marsilio”.
Aperture, Marcozzi: “Le (dis)ordinanze di Marsilio gettano nel caos la Regione Abruzzo”
“La giornata di ieri ha segnato il punto più alto di pressappochismo, confusione e inadeguatezza mai toccato dalla Giunta Lega-FDI-FI e dal Presidente Marsilio, tra (dis)ordinanze fatte circolare, poi ritirate, poi modificate e infine pubblicate di notte. L’unica cosa che sappiamo è che, pur di ubbidire agli ordini di scuderia che arrivano dai vertici di partito per iniziare a contravvenire ai DPCM del Premier Conte, Regione Abruzzo va contro il buonsenso e il principio di precauzione, aprendo liberamente alle passeggiate nei comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore nel pieno del weekend del I maggio. Stanno, di fatto, creando tutte le migliori condizioni affinché il rischio di contagio torni ancora una volta ad aumentare. Tutto questo senza essere a conoscenza, o senza rendere pubblico, l’indice di contagiosità R0 sul nostro territorio, senza aver pronto un piano chiaro per affrontare la seconda fase della pandemia, senza sapere come poter fare tamponi a tappeto, senza avere tempi certi sulle risposte agli esami, senza avere un’idea su come effettuare il maggior numero di test sierologici. Tutti sappiamo che il distanziamento sociale è il miglior modo per rimanere al sicuro e in salute. Ma questo non basta per sfamare il bisogno di propaganda di Fratelli d’Italia, che utilizza l’Abruzzo alla stregua di una cavia in un pericoloso gioco al ‘chi apre prima, chi apre di più’ che gli amministratori di centro destra stanno praticando in varie parti d’Italia con lo scopo di attaccare lo Stato. Se non ci fosse di mezzo la salute dei cittadini abruzzesi, si potrebbe stendere un velo pietoso su questo atteggiamento, ma oggi non possiamo rimanere in silenzio”. È questo il commento del Capogruppo M5S in Regione Abruzzo Sara Marcozzi.
“Alla fine di tutto, agli abruzzesi rimane solamente il caos causato dalle tre (dis)ordinanze firmate Marsilio. E l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno adesso, nel momento in cui i numeri dei contagi calano e ci avviciniamo alla fase di convivenza con il virus, è proprio la confusione, che può causare nuove occasioni di contagio e un altro aumento delle positività, che potremmo non essere pronti ad affrontare. Se questo dovesse succedere, invito Marsilio, se ne è capace, ad assumere su di sé tutte le responsabilità del caso e a valutare di conseguenza la propria posizione. Limitarsi a scaricare sulla cittadinanza il compito di proteggersi, invitando a usare mascherine e tenere la distanza di sicurezza, non può essere sufficiente”, conclude.