“Utilizzare il lockdown per studiare soluzioni alle articolate problematiche psico-fisiche che colpiscono i giocatori d’azzardo e quelle commerciali che danneggiano e desertificano il territorio”. E’ la proposta che l’associazione “Torna il sorriso” di Vasto, composta da dottori commercialisti, sottopone all’attenzione della Regione che con l’ordinanza n.59 del 14 maggio scorso ha ribadito la sospensione dell’attività delle sale gioco, scommesse e bingo. In Abruzzo sono complessivamente 2.308 le agenzie ed i punti di raccolta, dove lavorano 7.330 persone oltre ad un indotto di altri 5mila lavoratori. Le sale scommesse sportive sono 310 per 930 occupati più un indotto di altri circa 400 dipendenti.
“Si potrebbe studiare ed attuare una ripartenza che giovi sia ai gestori delle agenzie scommesse che agli stessi giocatori, al fine di evitare la dipendenza patologica e soprattutto tutelare i minorenni”, suggerisce Giuseppe Schiavo, presidente del sodalizio, “sarebbero utili sia un’ adeguata politica di moral suasion, ma anche di provvedimenti legislativi regionali che disciplinino meglio il settore. La dipendenza patologica porta, molto spesso, la persona ad indebitarsi fino ad arrivare a situazioni di sovraindebitamento, la cui soluzione di solito conduce alla distruzione dell’individuo, della famiglia, delle relazioni sociali, della ricchezza e benessere di un intero territorio e provoca la desertificazione delle altre attività commerciali e artigianali”.
L’associazione propone un tavolo di confronto su alcune proposte relative al numero dei punti di accesso al gioco, tra l’altro vicinissimi ai luoghi “sensibili” come le scuole, la rivisitazione degli orari di apertura e chiusura degli esercizi, la formazione dei gestori delle sale gioco volta a mitigare il gioco d’azzardo patologico, la promozione di una idonea campagna pubblicitaria, a cura della Regione Abruzzo, con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini al gioco sociale e mitigare quello patologico, la disciplina del numero delle agenzie in proporzione ai residenti (un esercizio ogni 4mila abitanti).
Con l’obiettivo di concertare “azioni e misure di prevenzione e di mitigazione del rischio dipendenze patologiche anche nei minori di 18 anni”, i commercialisti si rendono disponibili per “un confronto costruttivo sulle problematiche sollevate”.
Anna Bontempo (Il Centro)